Secondo un’analisi ISTAT, dei Report REF e dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, le perdite di fatturato hanno toccato il 70% per alcuni settori. Non è necessario essere esperti di finanza per osservare le tabelle con dei picchi vertiginosi che mostrano la situazione disastrosa dell’economia.
Ecco di seguito una lista dei settori e dei mestieri più in crisi da prima della pandemia e che vanno sostenuti.
I settori maggiormente toccati sono quindi le agenzie e tour operator al -73%. Seguono i settori artistico e d’intrattenimento al -70%, includendo le strutture e organizzazioni sportive.
Poco più in alto troviamo il settore di alloggi e ristorazione al -53%. La lista è molto lunga ma necessaria per comprendere già quali sono le emergenze economiche immediate, parallelamente all’emergenza pandemica e del sistema sanitario.
Di fronte a questa grave ricaduta che vede l’Italia in difficoltà a riprendersi dopo altrettanti anni di crisi economica, cosa propone il Governo?
Piani e proposte ministeriali per il rilancio dell’economia
Il piano di rilancio “Italia 2020-2022” di giugno 2020 spiega nel dettaglio tutte le proposte e iniziative lanciate dal Consiglio dei Ministri. Anche il Decreto Rilancio del 14 maggio 2020 ci informa nello specifico sui fondi stanziati per la ripresa dei settori. Esso è fruibile sulla pagina web del MEF, ed indica un totale di 155 miliardi di euro.
Di fronte alle cifre è abbastanza impressionante vedere un incoerente sostegno per i settori più in crisi. I sostegni maggiori vanno alle imprese italiane, per un totale di 130 miliardi. Per il lavoro, il reddito emergenza, indennizzi e bonus vari sono calcolati 26 miliardi, di cui 16 destinati al rinforzo delle casse integrazione.
Il turismo toccato drasticamente dalla crisi pandemica vede uno stanziamento di 3 miliardi di aiuti. Per quanto riguarda l’educazione e istruzione sono stati previsti 1,5 miliardi di fondi.
Ecco una lista dei settori e dei mestieri più in crisi da prima della pandemia e che vanno sostenuti
L’aspetto inquietante ci rivela che per la cultura arte e spettacolo, si propongano 225 milioni di euro.
Pertanto, secondo il Piano di rilancio del Ministro Colao, al paragrafo 4.3 si definiscono “Turismo, Arte e Cultura brand del Paese”. I programmi sono inesistenti e il concetto di arte e cultura è confuso con turismo o musei, senza specificare tutto il resto del patrimonio.
Anche nel piano del MEF si riducono arte e cultura ad un mini-paragrafo di due frasi. La valorizzazione ed il sostegno per questi settori considerati nel decreto “vero DNA del Paese e fonte primaria di attrazione turistica”, sono da sempre irrisori.
Altri Paesi vicini come la Francia, che ha stanziato 2 miliardi di euro e la Germania 1 miliardo per l’arte, sono da esempio. Bisogna domandarsi quanto sia veramente importante questo DNA di cui si parla nel decreto per i nostri Ministri o se siano solo parole.