Ecco come aiutare il nostro neonato se nasce prematuro

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Il legame tra una madre e un figlio è qualcosa di incredibile. A volte, però, la vita lo mette alla prova fin dai primi istanti. Un neonato prematuro è costretto a stare chiuso in un’incubatrice, lontano dalla sua mamma. Che, disperata, potrebbe sentirsi impotente. Cosa fare per aiutarlo, oltre che affidarsi alla competenza del personale sanitario? Uno studio recente, tuttavia, sembra dimostrare che le mamme (e forse anche i papà) potrebbero svolgere un ruolo importante nella guarigione del loro bebè. Ecco come aiutare il nostro neonato se nasce prematuro.

Il difficile inizio dei neonati prematuri

Da un punto di vista scientifico, un neonato prematuro è un feto partorito prima della 37esima settimana di gestazione. Può, se nato molto presto, avere organi non sufficientemente sviluppati, inadatti alla vita fuori dall’utero. I nati prematuri hanno dunque bisogno di cure immediate, spesso molto dolorose: intubazione, prelievo del sangue e altre pratiche invasive sono purtroppo necessarie. Inoltre, il neonato non può ricevere troppi anestetici, perché intaccherebbero il suo sviluppo neurologico. Cosa fare, allora, per aiutarlo a soffrire di meno?

Ecco come aiutare il nostro neonato se nasce prematuro

Secondo uno studio condotto dall’Università di Ginevra e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, per aiutare il nostro bebè a combattere la sua battaglia basterebbe fare una cosa molto semplice: parlargli. La voce della mamma funzionerebbe infatti come un analgesico. E quella del papà? Al momento non ci sono informazioni certe. La ricerca non è stata effettuata sui padri, ma non si esclude che l’effetto della loro voce possa essere analogo.

Come è stato effettuato lo studio

La ricerca è arrivata a questa conclusione analizzando le espressioni di dolore del piccolo quando era in compagnia della madre che gli parlava. Il livello di sofferenza è parso diminuire notevolmente. I medici hanno poi esaminato, attraverso un prelievo di saliva, i livelli di ossitocina – l’ormone che determina l’attaccamento del bebè alla madre. Si è scoperto che questi crescevano in modo sensibile se il piccolo ascoltava la madre parlare.

L’importanza della parola

Se ci troviamo nella difficile situazione di avere un bambino chiuso in un’incubatrice, dunque, possiamo aiutarlo semplicemente parlandogli. La scelta del verbo parlare, in questo caso, è particolarmente importante. L’effetto antidolorifico sarebbe infatti nettamente più efficace se parliamo, piuttosto che se cantiamo al nostro bebè sofferente. Distratto dalla melodia, il piccolo non riuscirebbe ad abbandonarsi al tono della voce della mamma e al suo potere calmante.

La notizia farà felici i genitori dei neonati prematuri: il loro legame resta fortissimo e speciale anche nelle sale della terapia intensiva.