La pasta è uno dei simboli culinari dell’Italia e arriva subito dietro alla pizza. Un quarto della produzione mondiale, circa 4 milioni di tonnellate su 15 totali, arriva dal nostro Paese. Un piatto di pasta su quattro, in giro per il globo, è prodotto da un pastificio italiano. Se poi ci rivolgiamo al mercato europeo i numeri sono ancora più strabilianti. Quel che sorprende è che sono in continua ascesa, anche grazie al diffondersi in mercati nuovi come la Cina e la penisola araba.
Un buon piatto di pasta italiana, dunque, si trova ormai facilmente in ogni angolo del globo. C’è una cosa che, però, non sempre è possibile ritrovare quando si lascia il Belpaese. Ovvero, un piatto di pasta cucinato come si dovrebbe. La cottura al dente, che consiste nel cuocerla fino a un paio di minuti prima del tempo indicato, in molti stati stranieri è utopia. Questo rende, per noi italiani, spesso immangiabile la pasta cucinata all’estero, in particolare negli stati anglosassoni.
La tradizionale cottura suggerisce di portare l’acqua a ebollizione, versare una manciata di sale grosso e poi versare la pasta. Il fuoco non dovrebbe essere mai abbassato, per permettere di avere sempre la temperatura costante di bollitura. Tuttavia, forse non tutti sanno che questo metodo non è il solo utilizzabile. Ne esiste un altro che ci consente una uguale resa con un risparmio superiore.
È strabiliante ma si può cucinare la pasta spegnendo il fuoco e risparmiando
Si può cuocere la pasta, infatti, anche a fuoco spento. Una volta che l’acqua ha raggiunto l’ebollizione e dopo aver aggiunto il sale, possiamo mettere la pasta. Teniamo il fornello acceso per un ulteriore minuto e poi possiamo tranquillamente spegnere. Per la rimanente parte del tempo, la pasta cuocerà a fuoco passivo.
Cosa vuol dire? La pasta che consumiamo, generalmente, è essiccata. Quindi, per poterla mangiare, bisogna reidratarla e di conseguenza cuocerla. Ora, questo processo necessita di una temperatura tra i 70 e gli 80 gradi. Considerando che l’acqua bolle a 100, è facile immaginare che il tempo necessario a perderne venti o trenta sia poi l’effettivo tempo di cottura. Di conseguenza non è necessario che il fuoco rimanga acceso per l’intera durata scritta sulla confezione. Questo ci consentirebbe di risparmiare, ogni giorno, una decina di minuti di gas. Se consideriamo quante volte in un anno cuociamo la pasta, è facile capire quale sarebbe il vantaggio.
È strabiliante ma si può cucinare la pasta spegnendo il fuoco e risparmiando, dunque, ottenendo comunque lo stesso risultato. Non è l’ebollizione dell’acqua a incidere sulla cottura, quanto la tenuta dell’intensità del calore. Una pasta sempre al dente, risparmiando sul gas e corrente.
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