E’ il momento di puntare sul settore bancario? La crisi delle banche italiane quando finirà?

settore bancario

E’ una bella domanda, vero? La risposta, però, contrariamente a quanto potreste pensare (quindi controintuitiva) è sì. E’ proprio il momento di puntare sul settore bancario. Vediamo perché è il momento di puntare sul settore bancario.

  • La crisi non è né finanziaria, né economica. Può sembrare una cosa di poco conto (una crisi è una crisi!), ma invece non lo è. Tutte le grandi crisi di borsa a cui abbiamo assistito nel corso del ‘900 e nei primi anni di questo secolo sono state finanziarie e/o economiche. Grande Depressione, post Seconda Guerra Mondiale, Vietnam/crisi petrolifera, crollo di borsa dell’ottobre 1987, bolla delle dot.com, guerra del Golfo, 11 settembre, crisi dell’euro, Grande Crisi Finanziaria. E una crisi non di questo tipo è profonda, acuta, ma più breve di altre. Colpisce tutto e tutti, indistintamente, lascia segni profondi su tutte le industrie, è vero. Ma proprio perché colpisce tutti, consente a tutti di ripartire. E le banche, che sono la chiave, soprattutto in Europa ed in Italia, attraverso cui far avere denaro e soldi al mondo produttivo, saranno in prima fila. Saranno il canale obbligato da cui far passare il denaro che la BCE metterà a disposizione. E saranno esse stesse oggetto di protezione ove si dimostrino critiche per il sistema (Intesa e Unicredit (MIL:UCG) in Italia).
  • Le banche italiane sono messe molto meglio di prima delle Grande Crisi Finanziaria. Tutte le banche italiane, utilizzando come termine di paragone il CET 1, sono molto più solide di prima. Il CeT1 (Common equity Tier 1) ratio, è il rapporto tra il capitale ordinario versato e la attività ponderate per il rischio. Più alto è il Cet 1, maggiore è la solidità dell’istituto, dunque delle sue azioni e dei suoi bond. Secondo le norme della Banca centrale europea, il Cet 1 ratio deve essere superiore all’8%. Tutte le principali banche italiane lo presentano sopra il 10%, al momento. Le più solide, anche al 13% ed oltre. Questo significa sicurezza, significa possibilità di erogare credito, di poter effettuare quanto richiesto dalla BCE, significa poter dare ossigeno alle aziende in crisi. Soprattutto, significa aver messo a posto, in buona parte, la situazione dei crediti deteriorati (i famosi NPL) che tanto aveva preoccupato negli anni scorsi, quando diversi istituti di credito erano falliti proprio per quella ragione.
  • Si è venduto troppo e senza alcun ritegno, sui mercati azionari. Semplicemente andando a vedere i flussi di cassa, non c’è oggiorno un titolo azionario appartenente ad una banca (o ad un’assicurazione) che non sia sottovalutato. E quindi a sconto sia sui prezzi storici che sulle medie di mercato. Se si pensa che il rapporto P/E (prezzo/utili) di banche come Intesa Sanpaolo è 6,76, per Unicredit è pari a 5,62 e per Credem è 6,33, si capisce la sottovalutazione dei più importanti istituti di credito e dell’intero settore.