Ho affrontato il tema delle decisioni delle banche centrali in precedenti analisi, e, a differenza della moltitudine di commentatori, secondo i quali i mercati altro non farebbero che attendere numi dai governatori, avevo evidenziato una certa irrilevanza di tali decisioni, ed anzi, come spesso i mercati vadano in direzione diversa, rispetto al comportamento che, teoricamente, dovrebbero avere secondo le teorie classiche.
Nel caso della BCE, poi, va tenuto conto che non esiste una situazione omogenea in tutti i principali membri dell’unione, e quindi, a cosa si deve guardare, per comprendere decisioni future e reazioni dei mercati?
Intanto, va detto che il mercato è stato talmente inondato di liquidità, che comunque un ridimensionamento delle politiche monetarie espansive avrebbe un effetto molto più limitato di quel che si potrebbe pensare, sia sul comparto azionario, che obbligazionario.
Quanto alle decisioni che saranno assunte, occorre dire che, in assenza di un bond europeo che rappresenti formalmente un indice obbligazionario analogo, a quello che rappresenta, in ambito azionario, l’eurostoxx, si guarda, solitamente, soprattutto alla Germania, ed è proprio partendo dall’economia tedesca, che possiamo ricavare dati interessanti per comprendere cosa i mercati pensano della situazione, e cosa potrebbe decidere Draghi.
Andiamo verso una situazione di inversione dei tassi?
Verso un surriscaldamento dell’economia che faccia propendere per un ridimensionamento drastico delle politiche espansive e, in prospettiva, addirittura ad una loro inversione?
Possiamo ricavare un’analisi sintetica, ma efficace, di tutte queste variabili, dalla curva dei rendimenti tedeschi, come evidenziata dal seguente grafico:
Saltano subito all’occhio alcune considerazioni, che denotano una proiezione ancora debole per l’economia.
Intanto sul tratto sino a 3 anni la curva attuale è inferiore a quella di un anno fa, a denotare tassi più bassi, prospettiva contrapposta all’idea di un’economia in fase di surriscaldamento.
Inoltre la curva di un anno fa era negativamente inclinata nella parte a lungo termine, a denotare una situazione non certo positiva.
In sostanza, i mercati non ritengono che vi siano le condizioni per una fase di brillante ripresa, ed anche lo spread tra scadenze a breve ed a medio/lungo lo evidenzia.
In altri termini, risultano infondati i classici timori tedeschi per una situazione di eccessiva inflazione, che sola porterebbe ad una radicale inversione dell’attuale politica monetaria.
Anche e soprattutto per questi motivi, un’ipotesi di rientro dal QE e/o di innalzamento dei tassi sarà molto graduale, e le indicazioni di Draghi non dovrebbero modificare in modo sostanziale la situazione.
Le ipotesi di rientro dal Qe dovrebbero quindi essere graduali e senza scossoni.
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Cimatti Mario Marco