Draghi ha chiesto toni più bassi ma lui stesso soffia sul fuoco.
Ha cominciato a dare un segnale di alert andando a trovare fuori da ogni prassi il Presidente della Repubblica anziché semmai il Presidente del Consiglio e relativi ministri, inducendo a pensare a una BCE favorevole a una crisi istituzionale sul modello di quella che ci portò a una serie di governi NON eletti.
Di chi si parla? Di Mario Draghi!
Poi lo stesso Draghi ha più volte bacchettato il governo entrando nel merito di questioni che a suo stesso dire non entrare nelle competenze della BCE.
E per finire ora quatto quatto dà per scontato che si arrivi a un accordo tra Roma e Bruxelles come a cercare di imporre un cambio di manovra che dall’altro lato sa bene è stato ponderato e già ritagliato più volte.
Tra l’altro un 2,4% nel rapporto deficit/PIL è inferiore a 9 delle ultime dieci manovre…come si fa dunque a non dare credito a chi maliziosamente pensa che questo irrigidimento dell’Unione Europea discenda dal fatto che l’Italia prima aveva concessioni sul bilancio in cambio di ospitalità ai clandestini , mentre ora, venuta meno questa apertura agli sbarchi generalizzati il governo deve scontare questa totale indisponibilità?
Nel frattempo Draghi, dimentico, di tutti i suoi annunci riguardo al fare tutto quanto possibile in caso di criticità, ha lasciato arrivare lo spread BTP-BUND a quasi 400 senza nessun intervento extra da parte della BCE e affidando la tenuta del sistema soltanto a mani forti che per fortuna sono intervenute grazie presumibilmente al lavoro di diplomazia internazionale del Presidente Conte dagli Stati Uniti alla Russia financo alla Cina.
Draghi ha parlato di contagio ma poi lo ridimensiona a limitato.
Draghi conferma la fine prossima (a dicembre) del QE ma poi parla di soluzioni alternative salvo non specificarle…
Draghi ha anche confermato la possibilità di mettere in azione Outright MonetaryT ransactions.
Le OMT sono transazioni tramite le quali la BCE acquista titoli di Stato a breve termine dei Paesi membri che necessitino di un programma di aiuto finanziario o possono intervenire anche a scopo precauzionale con il Meccanismo Europeo di Stabilità o con la Struttura Europea per la Stabilità Finanziaria.
Draghi,a proposito, ha ribadito che compito della BCE è il controllo della politica monetaria e non quello di finanziare il debito pubblico dei Paesi come l’Italia che si allontana dai parametri assegnatile da Bruxelles.
Perché poi questi parametri debbano essere improvvisamente più stretti rispetto agli anni precedenti né Draghi né nessun altro si è preso la briga di spiegarlo, tanto più che con un nuovo governo una strategia di cambiamento e di impianto di nuove strategie politiche è strutturale richieda uno sforzo economico iniziale di investimento pubblico.
Le stesse OMT sono strumenti di emergenza è vero ma ribadirlo di fatto contestando l’Italia non è certo atteggiamento coerente per chi ha appena invitato ad abbassare i toni.
Senza contare che poi tutto questo rischio si sposta inevitabilmente sulle già precarie “gambe” delle banche. In borsa alcuni titoli del settore hanno perso il 50% della loro già smagrita capitalizzazione da quando è iniziata questa querelle sulla manovra.
Andamento peraltro ingigantito dal contesto borsistico globale tutt’altro che favorevole.
A maggior ragione Draghi dovrebbe essere coerente col suo input di mantenere toni bassi e ricordare che col suo QE per la quantità di titoli di debito pubblico italiano in pancia alle banche sono enormi, portafogli che svalutandosi rappresentano un alert micidiale per chi già da anni non sarebbe nemmeno in grado di rimborsare il 10% dei depositi sui conti correnti.
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