Draghi e politica monetaria

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Dopo la valanga di discorsi tenuti ieri da eminenti esponenti della Federal Reserve, sembra ormai tracciato il percorso intrapreso dall’istituto di Washington in materia di politica monetaria. Il dual-mandate (doppio mandato ndr) della FED ha come obiettivi la massima occupazione (attualmente tasso di disoccupazione intorno al 4.9%) e stabilità dei prezzi (inflazione vicina ma inferiore al 2%): il primo obiettivo è praticamente centrato, soprattutto in caso prosegua e migliori il trend dal mercato del lavoro, mentre rimane ancora lontano l’obiettivo inflazione per effetto del dollaro forte e dei prezzi delle commodities, soprattutto quelle legate al comparto energia, ancora sui minimi relativi.



Ma come ha ricordato la Yellen più volte, se la FED si muoverà, lo farà sulle prospettive che anche la dinamica dei prezzi torni sui livelli desiderati nel medio periodo. Affermazione che ha lasciato trasparire una certa determinazione di Washington a muovere già a partire da Dicembre. E proprio il prossimo appuntamento con il FOMC è stato citato dal vicepresidente Stanley Fischer che, seppure senza una parola di più di quelle che, anche per sua indole, ha determinato di voler spendere, ha fornito una spiegazione per i passati temporeggiamenti della Federal Open Market Committee legati principalmente ai timori legati al dollaro forte e all’impatto che questo avrebbe potuto avere in situazioni di particolari turbolenza come quelli a cui abbiamo assistito quest’estate.

Infine Dudley, partendo da una valutazione dei fondamentali macroeconomici statunitensi, nota che le condizioni sono mature per un rialzo dei tassi, ma rimane preoccupato dalle prospettive di inflazione.

La partita della FED sembra ormai decisa: con un largo anticipo che nemmeno l’eventualità di dati sottotono su PIL e occupazione dovrebbe mettere in discussione. Tuttavia, il tono che esce dalle dichiarazioni dei membri del FOMC è tutto incentrato alla gradualità con cui, successivamente al primo, avverranno i prossimi rialzi.

Appare quindi che la FED abbia finalmente superato il momento di défaillance e di voler tornare a guidare il mercato con una comunicazione efficace e chiara, elemento che era mancato ultimamente e di essere determinata a riprendersi la credibilità fortemente messa in discussione negli ultimi mesi. Alla faccia di Christine Lagarde.

 

Market Movers

8:00 Germania PIL t/t prel. cons. 0.3% prec. 0.3% PIL a/a prel. cons. 1.8% prec. 1.8%

11:00 Eurozona PIL t/t prel. cons. 0.4% prec. 0.4% PIL a/a prel. cons. 1.7% prec. 1.5%

11:00 Eurozona Bilancia commerciale cons. 18.2b prec. 11.2b

14:30 Stati Uniti Vendite al dettaglio core m/m cons. 0.4% prec. -0.3%

14:30 Stati Uniti Vendite al dettaglio m/m cons. 0.3% prec. 0.1%

14:30 Stati Uniti Indice prezzi produzione cons. 0.2% prec. -0.5%

16:00 Stati Uniti Fiducia consumatori Michigan prel. cons. 91.5 prec. 90.0

18:30 Discorso Mester (FOMC)

 

EURUSD

Dopo l’ottimismo di ieri da parte di Draghi è seguita una presa di posizione piuttosto netta da parte del vicepresidente della FED Stanley Fischer che, nel tentativo di chiarire quali sono le previsioni della FED per il possibile rialzo dei tassi di Dicembre, ha messo il sigillo sul movimento da parte di Washington già dalla prossima riunione. Tuttavia, la moneta unica continua a mantenersi a cavallo di 1.0770, spostandosi più in alto rispetto alla banda di oscillazione delimitata tra 1.07 e 1.0750 che aveva descritto i movimenti di tutta la settimana. Massima attenzione all’aumento della volatilità legata alla pubblicazione dei dati macroeconomici in uscita questa mattina sul PIL europeo e quelli negli Stati Uniti.

 

GBPUSD

La sterlina inglese consolida l’area di 1.52 con una sensibile riduzione della volatilità già dalla notte che ha visto una sessione asiatica contraddistinta da un marcato sell-off su tutte le principali piazze che segue la scia negativa di Wall Street e dovrebbe estendersi ulteriormente oggi anche alle piazze europee con conseguente potenziale recupero delle quotazioni del cable. Attenzione tuttavia ai dati macro previsti sia in mattinata in Europa, sia nel pomeriggio negli Stati Uniti che dovrebbero accompagnarsi ad un discreto aumento della volatilità.

 

USDJPY

Dopo la presa di posizione netta degli esponenti della FED e l’estensione del sell-off sull’azionario che colpisce anche il Sol Levante con l’indice Nikkei della borsa di Tokyo che cede lo 0.51%, la divisa nipponica recupera terreno riportandosi da quota 123.00 fino in area 122.50. L’apertura dei mercati europei vede un lieve storno verso area 122.60, dove la divisa nipponica scambia nelle prime battute di contrattazioni nel Vecchio continente, ma con tutta l’attenzione concentrata ai dati macro in uscita nel pomeriggio negli Stati Uniti che, se uscissero come da attese, potrebbero portare ad un ritorno in area 123.00.