SI PROSPETTANO NOVITA’ PARTICOLARI, ALLA LUCE DELLA RECENTE DIALETTICA TRA GERMANIA E FRANCIA SUI PARAMETRI DI BILANCIO?
Sostanzialmente non direi.
La Francia ha semplicemente confermato, tramite le parole del suo ministro delle finanze, la posizione che già era stata resa nota da tempo.
La contrarietà ad un prolungato regime di rigore sui conti pubblici, che comporterebbe ancora maggiori difficoltà nella gestione del debito pubblico.
A sua volta la Merkel ha espresso la tradizionale fedeltà all’impostazione rigorista, che la contrappone a posizioni come quella francese.
Sostanzialmente, si tratta della normale diatriba tra concezioni diversificate, su come affrontare al meglio le problematiche economiche in un periodo di crisi come l’attuale.
A SUO PARERE CHI HA RAGIONE E CHI TORTO?
Tra le varie teorie economiche, espresse dai diversi governi dell’eurozona, credo che nessuno abbia pienamente ragione.
Chi mi segue da tempo sa che, personalmente, sono favorevole ad un ritorno alla vecchia, o se preferisce, antica tradizione dello stato sovrano di battere moneta, senza ripercorrere la strada dell’emissione di debito pubblico, acquistato da prestatori di ultima istanza, ruolo tradizionale che è tuttora assegnato alla FED, ed alle banche centrali europee, prima del trattato sull’eurozona.
A determinate condizioni, è stato dimostrato che battere moneta non comporta conseguenze strutturali negative per la dinamica inflazionistica, ed anzi consente sviluppo economico, migliore sostenibilità del debito pubblico, unitamente ad altri risvolti positivi.
In un certo senso, è quello che sta cercando di mettere in atto Draghi, pur rientrando tale politica monetaria nel’alveo della concezione di una banca centrale come prestatore, anche senza sottoscrizione di titoli pubblici in fase di emissione.
COSA ASPETTARSI, QUINDI, DA DRAGHI?
Probabilmente, un’insistenza sui temi dello sviluppo economico, inteso anche come fattore rilevante per contribuire alla stessa tenuta del debito pubblico.
Comunque, diverse scuole di pensiero economico evidenziano il negativo effetto prociclico delle impostazioni rigoriste, effetto che comunque riscontrano i cittadini quotidianamente sulla loro pelle.
In altri termini, una politica rigorista induce ancora più crisi economica, e sarebbe quindi importante adottare politiche anticicliche, cioè rilanciare lo sviluppo in fasi come l’attuale, anche in funzione antideflattiva, ed invece pensare ad un maggior rigore in fasi di sviluppo economico.
TECNICAMENTE, QUANTO GIA’ PROSPETTATO DAI PRECEDENTI INTERVENTI DI DRAGHI, A SUO AVVISO E’ SUFFICIENTE PER UN EFFETTIVO RILANCIO ECONOMICO?
A mio avviso, occorre agire non solo sostenendo i conti delle banche, tramite politiche monetaria di acquisto di titoli o prestiti come gli LTRO, ma intervenire anche nel senso di un passaggio di flusso di liquidità direttamente alle imprese.
Il vero problema è che possibili politiche di maggior intervento a favore dell’economia incontrano limiti normativi, insiti nei trattati europei.
Proprio per questo, amo ricordare che, a mio avviso, la riforma più importante, dovrebbe riguardare innanzi tutto proprio questi ultimi, prima ancora di riforme di normative interne, dal parlamento alle regole sul lavoro, che certo non possono avere lo stesso impatto economico.