I primi dati in arrivo da Wall Street e riguardanti le trimestrali di nomi come BlackRock e JP Morgan hanno rianimato le speranze su una ripresa dei mercati e allontanato le paure. Ma come si sa, una rondine non fa primavera. Infatti per oggi le attese guardano alle grandi banche di investimento. Nello specifico Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley. Nell’attesa molti si chiedono dove saranno i mercati a fine anno secondo gli altri esperti? Ma questa non è la sola domanda che agita i sonni degli operatori. Partirà una corsa fino a dicembre? Ci sarà il rally natalizio e su cosa investire e puntare? Materie prime, azioni o obbligazioni?
La domanda è d’obbligo in considerazione del rialzo costante dell’inflazione della corsa delle materie prime. Ultimo in ordine di tempo, il petrolio, aiutato anche dal rimbalzo della domanda globale. NOn solo, ma secondo Goldman Sachs non è da escludere che questo trend al rialzo continui ancora per molto tempo. Il tutto senza contare l’arrivo sempre più concreto di un possibile tapering da parte della Banca centrale statunitense. Arrivo che, almeno stando agli ultimi verbali pubblicati dalla FED, è previsto tra metà novembre e metà dicembre. Ma la Banca USA potrebbe non essere la sola a prendere contromisure in merito. Infatti la Banca centrale inglese, rivedendo al 4% le stime sull’inflazione, potrebbe dover intervenire prima della chiusura di questo enigmatico 2021.
Dove saranno i mercati a fine anno secondo gli altri esperti?
Partendo da queste considerazioni, da Natixis indicano una possibile soluzione per gestire lo scenario post pandemia che si va delineando. La strategia suggerita si focalizza sui principali rischi attualmente evidenti: inflazione e tapering.
Gli interventi che arriveranno dagli istituti centrali, stando alle loro proiezioni, non avranno impatto negativo perché saranno comunque graduali. Parallelamente alla normalizzazione monetaria si dovrebbero sviluppare anche le strategie per ricalibrare le pressioni da parte dei prezzi. Infatti da Natixis si guarda anche al supporto di una ripresa che allenterebbe le pressioni da parte dell’inflazione. La quale, a sua volta, sarà sì, presente per qualche tempo, ma non sarà un fenomeno strutturale. In altre parole: non la nube passeggera prospettata da Jerome Powell ma nemmeno una nuova realtà per mercati e consumatori.