Deutsche Bank sempre in difficoltà

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Perché sempre e solo banche italiane? Spread come arma di ricatto. Deutsche Bank sempre in difficoltà.

Perché ad ogni minimo accenno di debolezza sono sempre e principalmente le banche italiane a finire ne mirino della speculazione?

Ieri persino Draghi , pur nel tentativo di minimizzare ha di fatto avallato l’ipotesi di banche italiane che soffriranno oltremisura l’allargamento dello spread.

Alla faccia di una BCE neutrale…

Partiamo  dalla considerazione , se vogliamo banale, ma alquanto ragionevole (quante volte le cose banali in fin dei conti sono le più ragionevoli?) che in quella che si è autodefinita unione , confermata persino da una moneta unica, non poteva e non doveva esistere la possibilità che si creasse uno spread tra titoli di stato di paesi membri!

Ma tant’è questo è stato accettato dai nostri prodi politici di allora e questo ci dobbiamo tenere… tenere?

Da tutte le parti si sostiene che la cosa fondamentale è mantenere l’integrità dell’Unione europea e la continuità dell’euro. Persino il governo , consapevole degli effetti di dichiarazioni diverse , continua a mantenere una linea conservativa al riguardo pur avendo ben chiaro che buona parte del proprio variegato elettorato la pensa diversamente….

Ma si sa le corde per quanto robuste , se tirate troppo a lungo possono finire per spezzarsi.
Il crinale delle elezioni europee si avvicina e continuare a favorire politiche che di fatto penalizzano le nazioni più in difficoltà e le fasce di popolazione più debole potrà in quella sede democratica sortire effetti sorprendenti riguardo la nuova composizione del parlamento europeo. Se non altro perché queste fasce deboli rappresentano un ‘amplissima maggioranza.
Sempre che in democrazia si resti viene da dire memori di quanto accaduto in Italia con un Presidente della repubblica in grado di nominare un serie di Presidenti del Consiglio senza prima passare dalle elezioni….
Una forzatura certo , ma anche queste politiche europee monotematiche lo sono…

Tornando alle banche rileviamo che la Deutsche Bank ha “cortesemente rimosso” il capo dell’Asset Management Moreau che pure era in carica soltanto dal 2016.

Contemperare la costante esigenza di crescita implicita nel ruolo e nel sistema capitalistico in genere con la gestione degli asset illiquidi da cui la banca tedesca è sommersa da anni non deve essere impresa semplice.

Anche perché i sottoscrittori cercano rendimenti e le alternative di fondi e gestioni indipendenti non mancano.

Ora il cerino è stato affidato ad un alto dirigente tale Woehrmann, originario dello Sri Lanka ma da molti anni in Deutsche Bank.

Certamente si guarderà bene, come invece ha tentato di fare il suo predecessore, di staccare la società di gestione dalla banca.
Deutsche Bank come la maggior parte delle banche europee, non solo italiane dunque, non può permettersi di rinunciare al proprio “refugium peccatorum”  tra  il quale liberare coscienza e portafogli proprietari di peccati senza via di assoluzione, leggasi asset tossici in quantità industriale. Strategia in cui Deutsche Bank è stata maestra.