L’ulteriore pesante discesa degli indici dei prezzi in Germania ci segnala con chiarezza che siamo in deflazione.
L’area UE vede quella che si è auto-ascritta il ruolo di nazione di riferimento in forti ambasce economiche.
La discesa dei prezzi ne diventa la prova provata.
E i dati pubblicati in prima mattinata confermano un trend estremamente chiaro.
Deflazione dunque? Vediamo di chiarire i due scenari possibili.
Tabella principali dati macroeconomici
Indice dei prezzi all’Importazione tedesco (Mensile) (Lug) | -0,2% | -0,1% | -1,4% | |
Indice dei prezzi all’Importazione tedesco (Annuale) (Lug) | -2,1% | -1,7% | -2,0% | |
Rapporto della GfK sul clima fra i consumatori tedeschi (Set) | 9,7 | 9,6 | 9,7 |
In questo caso stiamo parlando degli indici sui prezzi alle importazioni.
Apparentemente un dato poco decisivo nel qualificare il contesto.
Andando oltre le apparenze questi due dati ci dicono molto.
Con l’euro in prolungata fase di debolezza sul dollaro in teoria i prezzi delle importazioni, in condizioni normali, dovrebbero aumentare e anche parecchio.
Invece ci ritroviamo un -0,2% mensile versus -0,1% e addirittura un -2,1% annuale versus il -1,7% delle attese…
Insomma un vero capitombolo che ci conferma con chiarezza come a breve anche i dati sui consumi della Germania non potranno che, probabilmente, essere pessimi.
Se consideriamo che Angela Merkel ha puntato alla ripresa della propria industria proprio sui consumi interni ecco che il quadro che ne esce risulta a tinte fosche.
Abbiamo scritto sopra probabilmente perché esiste uno scenario alternativo.
Potrebbe essere che i consumatori tedeschi abbiano fatto scattare una sorta di auto-protezionismo popolare e i dati odierni sottintendano proprio questa volontà di acquistare prevalentemente prodotti domestici…
Tiene la fiducia dei consumatori tedeschi
Questa ipotesi di spirito nazionalistico rilanciato potrebbe essere avvalorata dalla tenuta a quota 9,7 del rapporto sulla fiducia dei consumatori.
Meglio anche del consensus posizionato a 9,6.
Ipotesi dunque non peregrina visto che i tedeschi, storicamente, sono capaci di compattarsi molto più di altri popoli.
Non vi sarebbe dunque nulla da stupirsi se dai prossimi dati emergesse che in Germania è scattato un protezionismo di stampo popolare senza bisogno che il governo imponga dazi alle merci di importazione…
Concretamente: se i dati sui consumi complessivi saranno buoni avremo infatti la conferma che i tedeschi hanno ancora le disponibilità per consumare.
Allo stesso tempo risulterà evidente che stanno volutamente trascurando i prodotti di importazione.
Altro che deflazione!
Insomma mentre Trump si sbatte con la Cina per tutelare i prodotti Made in USA ci sarebbe un popolo che dimostrebbe al mondo come lo stesso obbiettivo protezionistico possa essere raggiunto senza ricorrere a guerre doganali.
E chi se non la Germania e, probabilmente la Gran Bretagna, può dare lezioni in materia?
Un favore alla BCE
Resta il fatto che la BCE ormai è pronta a sparare le sue cartucce monetarie (le ultime disponibili?).
Il dato che ci qualifica come i prezzi siano più vicini alla deflazione che non all’inflazione è comunque un’ottima notizia per Mario Draghi.
Una nuova pioggia monetaria con un surriscaldamento dei prezzi in corso potrebbe avere effetti nefasti.
I dati attuali lasciano invece alla BCE molta tranquillità di manovra.
Approfondimento
Articoli precedenti sulla Germania