Entrare nel merito “proiezionale” con delle certezze su di una manovra, che strutturalmente nasce per dare frutti nel tempo e sollievo immediato a varie fasce di popolazione, potrebbe risultare strumentale e soprattutto prematuro.
Portare il rapporto deficit PIL al 2,4%, meno comunque di quanto faranno Francia e Spagna, equivale a un aumento nella formazione di nuovo debito di 10 miliardi.
Una goccia nella montagna di oltre 2000 miliardi di debito pubblico accumulata in decenni.
Allora dove sta il problema?
Il problema, è scontato dirlo, sta appunto nella mole del debito precedente, per la verità molto più alta che in Francia e Spagna e di conseguenza sotto più stretto monitoraggio da parte degli investitori internazionali.
A livello di scelta strategica la copiatura realizzata da Francia e Spagna è una convalida della validità dell’indirizzo governativo: solo investendo in proprio, gli stati più in difficoltà , quelli che meno hanno partecipato alla ripresa, hanno qualche possibilità di dare impulso e reattività positiva al proprio ciclo economico.
A livello tattico il crinale è pericoloso come dimostra l’apertura in forte calo del nostro BTP che significa aumento dei rendimenti sul debito che lo stato dovrà pagare.
Siamo alle prime battute, bisognerà vedere se e quanto la speculazione internazionale si incattivirà contro il nostro paese e quanto, eventualmente, saranno disposti a contrastare i venditori, la BCE e gli investitori internazionali con cui pare il governo abbia preso pre-accordi, da Trump alla Cina ad alcuni enormi fondi obbligazionari.
Avventurarsi come già stamani stanno facendo alcuni giornali e o siti in proiezioni da qui a 10 /15 anni è esercizio accademico ad alta probabilità di venire smentito dal divenire del contesto internazionale, dalle dinamiche demografiche, perché no dal succedersi di governi diversi e in ultima analisi ma in prima battuta dal realizzarsi degli effetti in termini di efficacia ricercati dal Governo stesso con questa manovra che tanto sta facendo discutere.
Certo è che le minime alzate a 780 euro rispetto all’ultimo dono dello stato alle folle, i famosi 80 euro, è un notevole salto in avanti.
Una promessa mantenuta e non una regalia elettorale.
Lo stesso reddito di cittadinanza ancorato a precise regole di re-immissione nel mondo del lavoro, e quindi non regalia a perdere, ridarà tono economico a soggetti oggi ai margini dell’economia reale.
Pensioni più decorose e reddito di cittadinanza sono elementi che fanno pensare a una specie di QE rivolto alla popolazione e non alle grandi banche… proprio per questo potrebbero queste mosse dare fastidio e scatenare un attacco speculativo a un Italia che si ribella al suo destino di colonia sottomessa , servile e spogliata delle proprie risorse ed aziende più floride.
E’ corretto dunque che un governo corra questo rischio per aiutare le fasce di popolazione più deboli, che senza entrare nei meandri delle previsioni per i motivi sopra riportati, potrebbe esporci a una svendita dei nostri titoli di stato e a un innalzamento delle cedole da pagare che per diversi anni annacquerà se non cancellerà gli effetti benefici prodotti da una più ampia fascia di consumatori attiva?
Lascio ad ognuno la propria risposta.
(n.d.r.) Ognuno ha le proprie idee e le idee di ognuno vanno rispettate