Debiti e liquidità terranno in vita l’economia globale

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SI sente parlare con sempre più insistenza di recessione, di economia di guerra… ebbene, sfatiamo qualche mito. Quella che stiamo vivendo non è una recessione, perché la chiusura delle attività non essenziali è stata imposta per motivi non economici. E non è neanche un’economia di guerra, quella che sta funzionando, perché in quella tutta l’attività viene rimodulata in funzione dello sforzo bellico. In questo caso, solo una minimissima parte delle aziende italiane si sta riconvertendo al settore medicale e paramedicale.

E’ invece qualcosa di totalmente nuovo, che ha richiesto, e sta richiedendo, misure decisamente innovative.

Per abitudine, pigrizia e, purtroppo, ignoranza si continua a parlare di stimoli economici, ma niente di ciò che è stato messo in piedi produrrà alcunché fintanto che perdurerà il lockdown.

La soluzione di tutto, ovviamente, ha una sola parola: vaccino. Fino ad allora, saranno solo palliativi economici. Ma palliativi necessari, altrimenti il mondo si fermerà, ed allora sì che sarebbe un problema ripartire. Ecco quindi che la priorità di tutte le politiche economiche diventano le spese sanitarie. Le maggiori affrontate in USA, con oltre 8 miliardi di dollari a disposizione del loro sistema sanitario. In Europa, la Francia è quella che ci ha messo di più: 4 miliardi e spiccioli. Ma non è certo questo che terrà in piedi l’economia globale.

Debiti e liquidità terranno in vita l’economia globale

Misure “monstre” sono state prese dalle banche centrali nelle scorse settimane. Centinaia di miliardi di dollari per ogni singola banca centrale. Più il trilione messo a disposizione dal FMI e gli 800 miliardi della Banca Mondiale. Non si può dire che la politica monetaria non abbia fatto quel che doveva, per calmare i mercati e garantire la stabilità finanziaria. Inoltre, l’ampia iniezione di liquidità ha sostenuto, e sta sostenendo, il settore creditizio. Quest’ultimo, fondamentale strumento per gli stati per la distribuzione di quella liquidità. Ma sono le politiche fiscali degli Stati quelle che contano. Quelle che fanno vedere quanto preoccupati siano i governi per la situazione economica che si sta sviluppando al loro interno. E quali sono queste ultime?

Vediamole più in dettaglio.

L’America ha messo sul piatto ben 2.200 miliardi di euro (10% del loro PIL). ma già si sa che potrebbero non bastare. Ne sarebbero pronti altrettanti, forse fino ad altri 2.200 miliardi. Si andrebbe così ad aiuti pari al 20% del PIL statunitense, il più grande ed importante del mondo. Rimanendo in America del Nord, la ben più piccola economia canadese ha messo sul piatto ben 65 miliardi di euro, pari al 4% del proprio PIL.

Il Regno Unito ha messo insieme aiuti statali per 36 miliardi di euro, circa il 2% del PIL, ma ha fornito garanzie per prestiti alle imprese dal sistema bancario per ben 290 (il 13% della ricchezza prodotta). Per la Francia le cifre sono rispettivamente 45 miliardi di euro di aiuti e 330 di garanzie. Per la corazzata tedesca, si sale a 156 di aiuti e 822 di garanzie. Cina e Giappone aiutano a livello pubblico, con 170 e 226 miliardi di euro ciascuno.

E l’Italia?

Da noi siamo fermi ad aiuti statali per 50 miliardi di euro. Che non sono certo pochi. Qualche dubbio (grosso) semmai viene sulla loro esigibilità, visto il caos generato il primo giorno di richieste sul sito dell’INPS…

Debiti e liquidità terranno in vita l’economia globale

Sono quindi ambiziosi piani di spese pubbliche che stanno cercando di far superare la paralisi dovuta al lockdown, e consentire il successivo rilancio. Ovunque, è tutto molto simile: somme versate alle micro imprese od ai lavoratori autonomi; sconti o rinvii su tasse, bollette, affitti; sussidi verso settori molto importanti e strategici. Il tutto perché l’economia non si inceppi e non si fermi. E, con essa, le speranze ed il futuro di ogni nazione.