Ammesso e non concesso che gli obbiettivi siano svariati, i dazi di Trump per ora si stanno trasformando in un clamoroso e dannoso boomerang per le aziende americane.
Tempo fa scrivemmo che su un picco prolungato di ciclo economico virtuoso la cosa migliore che la Casa Bianca avrebbe potuto fare e così pure la FED sarebbe stata non fare nulla…
Ma né la FED né tanto meno Trump sono riusciti nell’intento.
Tralasciando in questa sede gli effetti potenzialmente nefasti di tagli dei tassi con l’economia interna ancora in corsa occupiamoci invece dei dazi di Trump verso la Cina.
Crollano in Cina le importazioni dei prodotti made in USA
E’ uscito un disastroso dato sulle esportazioni americane verso la Cina, dato che rischia di innestare nuove tensioni: -22% ad agosto.
Difficile pensare che questo calo fortissimo non dipenda da una certa qual sorta di indirizzo governativo ai consumatori cinesi.
E’ vero che i prezzi di molti prodotti americani sono aumentati per la controffensiva di Pechino sulle tariffe, ma è anche vero che i consumi interni cinesi si mantengono su buoni livelli complessivi.
Se i dazi di Trump avevano l’intento di riequilibrare la bilancia commerciale tra i due paesi siamo sulla strada del fallimento più completo del progetto.
Cala anche l’export cinese verso gli USA ma molto meno
Come ovvio sono diminuite anche le esportazioni dei prodotti cinesi verso gli States, si tratta di un 16%, che è tantissimo contando che gli USA sono il principale mercato per la Cina.
Ma comunque aumenta il dislivello della bilancia USA Cina visto che l’export americano verso Pechino è diminuito come detto sopra del 22%
Dazi di Trump prima fase horror
E stiamo parlando dei risultati ante dazi veri e propri…
Dal primo settembre sono stati infatti introdotti i nuovi dazi sulle merci scambiate tra USA e Cina e verso metà ottobre ne arriverà una seconda tornata.
Gli effetti sulle economie e sulle Borse non sono facilmente quantificabili al momento.
La FED rischia
In questo contesto si rischia il progressivo taglio dei tassi adottato dalla FED venga assolutamente vanificato sia negli effetti sul sistema economico americano che sulle Borse in particolare.
Avere in qualche modo costretto la FED a privarsi almeno in parte della sua arma più potente, ovvero il taglio dei tassi, potrebbe costare carissimo a Trump.
Sia in termini di immagine che di risultati concreti.
Senza contare che la politica protezionistica adottata pare destinata a produrre effetti ben più dannosi e significativi di un qualche sporadico dato macroeconomico sotto le attese preso a pretesto per smuovere la FED.
La banca centrale cinese alla controffensiva
La Banca centrale cinese non si è fatta trovare impreparata e pertanto aveva irrorato liquidità nel sistema banche e Borsa per ben 120 miliardi di yuan.
Il tutto sotto forma conti di pronti contro termine a sette giorni.
Non solo, sempre sul modello americano il governo cinese ha programmato l’acquisizione di titoli dalle banche, accordandosi per una presunta rivendita futura che, come negli USA, sa tanto di calende greche….
I vertici della banca centrale cinese hanno anche confermato che l’istituto manterrà la sua politica monetaria “né troppo stretta né troppo debole”
Tutto questo dopo era stato già deliberato un abbassamento dei parametri delle riserve obbligatorie che le banche devono detenere.
Mossa che già aveva consentito di migliorare la situazione della liquidità disponibile.
Insomma la Cina impara dagli USA e al momento il cerino è ampiamente nelle mani della Casa Bianca: i dazi di Trump rischiano seriamente di scottare le mani del Presidente.
Approfondimento
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