Dalle previsioni alle verifiche: quali prospettive?

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DALLE PREVISIONI ALLE VERIFICHE:

DAL GOVERNO LETTA ALLA TELECOM.

QUALI PROSPETTIVE?

ECONOMIA, POLITICA E FINANZA A TUTTO CAMPO

 

Indice dei contenuti

Intervista a Gian Piero Turletti

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QUESTA INTERVISTA CADE IN UN MOMENTO PER TANTI VERSI CRUCIALE, NEL QUALE SI CONCENTRANO TANTI FATTI DA LEI PREVENTIVATI CON LARGO ANTICIPO NEL CORSO DEL TEMPO, E NON CI RIFERIAMO SOLO ALL’ANDAMENTO DEI MERCATI, MA ANCHE ALLA SITUAZIONE ECONOMICA E POLITICA.

CI PUO’ SPIEGARE IL SUO PUNTO DI VISTA SULLA COMPLESSA SITUAZIONE ECONOMICA E POLITICA CHE STIAMO VIVENDO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL’ITALIA?

Innanzi tutto, la ringrazio sentitamente, per aver richiamato le mie previsioni in materia non solo finanziaria ed economica, ma anche politica e politologica, ed a tale riguardo, è forse opportuno fare qualche passo indietro, per capire meglio l’attuale situazione.

In effetti, è vero, avevo anticipato, quando ancora non se ne era fatto il nome, poco dopo i risultati delle ultime elezioni, come probabile futuro premier, Enrico Letta.

Avevo in quella fase attribuito particolare valore all’aspetto dell’ingovernabilità e secondo me Letta poteva presentare una soluzione che, in alternativa ad un governo con il M5S, cercasse un punto di equlibrio tra PD e PDL.

Così è stato.

Poi, però, avevo anche detto che i nodi sarebbero venuti al pettine, ed in particolare avevo colto un rapporto tra decadenza di Berlusconi e sistema politico in fibrillazione.

I fatti mi stanno, ancora una volta, dando ragione.

Quanto all’analisi finanziaria, proprio in una mia analisi di questi ultimi tempi, sottolineavo, in particolare, la sensibilità dei mercati italiani, sia azionario che obbligazionario, alle vicende politiche, ed infatti……

 

CONSIDERANDO ALCUNE SUE ORMAI STORICHE PREVISIONI IN AMBITO FINANZIARIO, NE E’ SODDISTATTO?

Direi di si, anche perché, andando a ritroso nel tempo, è sempre una certa soddisfazione per un analista, vedere che le proprie analisi trovano poi puntuale corrispondenza con quanto si verifica.

Tanto per fare un esempio, certo per me fu soddisfacente assistere al trend ribassista sull’oro, sul quale avevo previsto con largo anticipo quel movimento, quando ancora molti analisti, anche qualcuno intervistato da media nazionali, ma non faccio nomi, continuavano ad ogni piè sospinto  a dire che il gold future sarebbe arrivato non si sa bene a quale vetta rialzista.

 

E RIPRENDENDO IL DISCORSO SULL’ATTUALE SITUAZIONE POLITICA DA DOVE L’AVEVA LASCIATO, COSA CI DICE?

Guardi, direi che è una fase caratterizzata dalle dimissioni.

La scorsa settimana venivano preannunciate le dimissioni di Saccomanni, questa settimana è la volta dei parlamentari del PDL, ed infine di Bernabè.

Il fatto che si intendano dimettere i parlamentari ha anche un preciso significato politico.

Infatti, se si trattasse solo di imminente crisi di governo, a priori non sarebbe esclusa l’ipotesi poi di un governo alternativo, realizzato ad esempio con parti del M5S.

Ma in caso di dimissioni di un consistente numero di parlamentari, diverrebbe difficile il lavoro stesso delle camere, anche per probabile mancanza del numero legale.

Per questo, una conferma delle stesse potrebbe condurre velocemente verso elezioni anticipate.

 

MA LEI AVEVA ANCHE PREVISTO L’ARENARSI DI QUESTO ESECUTIVO NON SOLO IN RELAZIONE A PRECISE VICENDE GIUDIZIARIE, MA ANCHE PROPRIO PER LE POLITICHE FINANZIARIE SEGUITE DALLO STESSO.

Voglio essere estremamente esplicito, su questo punto, a scanso di equivoci.

Sa qual’ è una differenza fondamentale tra questo esecutivo ed il governo Monti?

Un cambio di terminologia.

Monti usava spesso l’espressione spending review, mentre Letta ama spesso parlare di crescita.

Ma poi tutto finisce lì.

Questo governo, in altre parole, non si è dimostrato all’altezza della situazione.

Non è mai piacevole criticare qualcuno, ma il compito dell’analista è anche quello di consentire uno sguardo realistico sulle situazioni, ed io non mi sono mai sottratto a tale compito.

Le sembra serio che un governo, che dovrebbe guidare l’economia di un intero paese, non sia in grado di capire, a pochi giorni di distanza, se deve aumentare l’IVA o meno?

Le sembra serio che un ministro dell’economia, peraltro tecnico, minacci le dimissioni per coperture che egli dovrebbe essere il primo ad indicare?

Diciamo pure che se vogliamo scherzare, scherziamo pure, ma se invece intendiamo parlare seriamente, il discorso è un po’ diverso.

 

SI PUO’ QUINDI DIRE CHE LEI HA PREVISTO ALMENO BUONA PARTE DELL’ITER POLITICO ITALIANO POST ELETTORALE, DAL GOVERNO LETTA ALLA SUA PROBABILE CADUTA.

MA IL GOVERNO E’ PROPRIO AGLI SGOCCIOLI?

Non è mia intenzione fare il tradizionale uccello di sventura, e direi che, per certi versi, la previsione politica è analoga a quella finanziaria.

L’analista finanziario non prevede quel che necessariamente si verificherà, ma dei punti vibrazionali,  che mettono in crisi il trend precedente, e che comportano elevata probabilità di inversione del trend stesso.

Parimenti, l’analista politico non ha la certezza di certi eventi, ma coglie probabilità che questi si verifichino.

I fatti sinora mi hanno dato ragione.

Poi, però, devo anche osservare che su determinati eventi pesano molti fattori, anche contingenti, che non sempre consentono una puntuale corrispondenza tra quanto previsto ed accadimenti reali.

Sinora, facendo il punto della situazione, posso dire che molti eventi previsti hanno trovato puntuale corrispondenza in quanto verificatosi:

Letta alla presidenza del consiglio, M5S accantonato dai giochi per la formazione del governo, fibrillazione significativamente aumentata nella situazione politica in prossimità del voto sulla decadenza, mercati pronti a cogliere un’immediata eco dei fatti politici, anche con probabilità di invertire l’attuale trend rialzista sull’azionario.

 

E PER QUANTO RIGUARDA LA SITUAZIONE SIA POLITICA CHE FINANZIARIA, COSA PREVEDE?

A mio modesto avviso, bisognerà intanto verificare, a norma dei regolamenti, la presenza del numero legale in parlamento, in caso di conferma delle dimissioni.

Un eventuale venir meno di questo, comporterebbe l’impossibilità di proseguire nei lavori d’aula, e questo, a sua volta, potrebbe anche impedire un voto sulla decadenza di Berlusconi, aspetto quest’ultimo che non ho visto ancora affrontato dai vari analisti politici.

Se poi si giungesse ad un voto di decadenza, credo sarebbe molto, molto difficile non solo una prosecuzione del governo, ma dell’intera legislatura, e ci avvieremmo ad elezioni anticipate.

Quanto ai mercati, in diverse analisi di questi ultimi tempi, ho sottolineato sin dalla scorsa settimana, comunque, anche a prescindere dal precipitare della situazione politica, la presenza di elementi vibrazionali, con significative probabilità statistiche di invertire il trend in corso.

Come si nota, infatti, anche su mercati esteri è da qualche giorno, direi quanto meno dalla settimana in corso, che assistiamo ad un progressivo deterioramento della situazione tecnica.

 

INFINE, COSA PUO’ DIRCI DI TELECOM ITALIA?

Ancora una volta, devo purtroppo dire che a mio modesto parere la maggior parte degli interventi e delle analisi sul tema non riescono a cogliere quello che è il discorso più importante.

Ci si sofferma soprattutto, da parte di diversi analisti, nell’osservare che Telefonica, avendo mentalità ed impostazione rigidamente gerarchica, quanto a decisioni e struttura organizzativa, confligge con la cultura imprenditoriale di Telecom, e che quindi coloro che dovranno d’ora in poi lavorare con Telecom, sia dipendenti che fornitori, si troveranno peggio di prima.

Questo è vero, ma si tratta di una questione riguardante i lavoratori, mentre ci sono altri temi che riguardano un numero di persone ben maggiore e la prospettiva di fondo delle società coinvolte..

Ad esempio, qualcuno nota che in Telefonica si da molto peso alla generazione di cash flow, ed alcuni analisti indicano questa come una strategia vincente.

La prima osservazione è che il termine cash flow è usato impropriamente da molti articolisti che si sono occupati di questo tema, in quanto essi lo intendono soprattutto come fatturato.

Invece la corretta definizione si riferisce alla somma di utili e costi non monetari, principalmente ammortamenti.

Questo spiega perché, comunque, telefonica non abbia, in realtà, una strategia vincente.

Infatti privilegiare i managers che incrementano il fatturato, è a mio avviso errato.

Se per generare fatturato crei più costi, che ricavi, alla fine non crei valore per l’azionista.

Molto meglio un manager che sviluppi fatturato per 100, a fronte di costi per 50,

di uno che crei fatturato per 200, a fronte di costi per 180.

Anche per questo motivo, Telefonica è una società pesantemente indebitata, e non credo abbia precisi piani di sviluppo, se non l’aver voluto anticipare le mosse di qualche competitor.

Ma l’aspetto assolutamente poco chiaro è il seguente: perché gli attuali soci di Telecom, legati da patti parasociali, che di qui a poco avrebbero introitato rilevanti incassi per la cessione delle rete, hanno deciso questa improvvisa operazione, così improvvisa che lo stesso Bernabè ha deciso di dimettersi (a proposito di periodo caratterizzato da dimissioni)?

E’  anche su un tema come questo, che si dimostra tutta l’incompetenza di questo esecutivo:

che ruolo attribuire alla golden share?

Che spiegazione si da di certi fatti?

Qualcuno dirà che siamo in Europa, ma in analoga situazione, siamo certi che spagnoli, francesi o tedeschi si sarebbero comportati nello stesso modo, nel caso di acquisizione di un rilevante asset nazionale?

Così rilevante che tramite la rete passano informazioni degne di attenzione da parte dei servizi segreti?

 

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