Dal Vietnam all’Afghanistan: come cambiano gli scenari geopolitici

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In questi giorni abbiamo sotto gli occhi le drammatiche immagini che giungono dall’Afghanistan.

Ma non dobbiamo dimenticare che, nel corso della storia, analoghe situazioni, o anche peggiori, si sono ripetute molte volte. Vogliamo quindi dedicare questo articolo ad un tentativo di spiegazione, sia pur sintetico, del quadro internazionale, alla luce di alcuni fondamentali elementi.

Dal Vietnam all’Afghanistan: come cambiano gli scenari geopolitici

Non sempre situazioni drammatiche, guerre ed atrocità sono salite alla ribalta della cronaca, al pari della situazione afghana.

Basti pensare alle numerose guerre in Africa, anche tra opposte fazioni etniche ed all’insegna di vere e proprie barbarie.

Probabilmente la diversa attenzione mediatica si spiega anche con la circostanza che solo in taluni casi il mondo cui noi apparteniamo, quello occidentale, è stato direttamente coinvolto in alcune vicende. Ed altre situazioni sono quindi considerate lontane, quasi non appartenessero all’umanità.

Il caso dell’Afghanistan, al pari di altri casi, come il Vietnam, potrebbe invece considerarsi una problematica in gran parte originata dal confronto tra grandi superpotenze.

La divisione del mondo in blocchi ideologici e l’esempio del Vietnam

Dopo la conferenza di Yalta e la creazione di opposte alleanze militari, da un lato Patto di Varsavia e dall’altro la Nato, il mondo fu diviso in opposte sfere di influenza strategica.

Da una parte l’Occidente, con principale Paese garante gli USA, dall’altro i Paesi dell’Est comunista europeo, dominati dall’URSS sovietica.

In realtà il mondo non si è basato su una logica esclusivamente bipolare, in quanto anche la Cina ha rappresentato e tuttora rappresenta una superpotenza.

Un caso emblematico, relativo alla divisione del mondo in blocchi di influenza, e che potrebbe ricordare, per certi versi, quello afghano, riguarda il Vietnam.

Originariamente suddiviso in Vietnam del nord e del sud, il primo sotto un regime sorretto dalle superpotenze comuniste, il secondo alleato degli USA, ad un certo punto vide il Vietnam del nord invadere quello del sud.

Inizialmente gli USA intervennero a favore del sud, per poi abbandonare il confronto armato dopo alcuni anni, anche a fronte di dure contestazioni sul fronte interno.

Fu quello uno dei casi più evidenti di confronto tra superpotenze su un territorio diverso dal loro, e conclusosi con una schiacciante sconfitta degli USA.

In Europa il confronto tra Stati divisi dalla cortina di ferro non sfociò in guerra aperta, ma solo in quella contrapposizione, passata appunto alla storia come guerra fredda, probabilmente solo per il timore di finire in una guerra atomica con gravi ripercussioni per entrambe le parti, compreso il territorio di USA ed URSS.

Il caso afghano

Continuiamo nell’analisi di come cambiano gli scenari geopolitici passando dal Vietnam all’Afghanistan.

In realtà quest’ultimo non faceva parte di alcuna area d’influenza. Doveva quindi restare tra i cosiddetti Paesi non allineati.

Pertanto, quando le truppe sovietiche lo invasero instaurando un governo fantoccio, soprattutto gli USA videro in questo atto una vera e propria violazione del principio di spartizione delle sfere di influenza. Del resto, come già successo in Vietnam.

L’invasione fu considerata illegittima da molti Stati non allineati al blocco sovietico, e si decise di intervenire militarmente contro l’occupante sovietico.

Non solo da parte degli USA, ma da parte di Paesi appartenenti alla Nato.

Fu quindi naturale l’alleanza tra occidentali e talebani, che furono riforniti di armi, ma ottennero anche altri aiuti, come istruttori militari.

Sconfitto l’invasore sovietico, però, i talebani continuarono la guerra contro quello che doveva divenire il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, volendo essi imporre la loro visione e la sharia.

Di qui la rottura dei precedenti equilibri.

Gli occidentali rimasero per un ventennio a supporto del governo e contro i talebani, ma ora?

Perché gli USA se ne sono andati

Probabilmente la causa del ritiro occidentale, quello degli USA in testa, non è tanto da attribuire a fattori locali, ma ad una più generale strategia internazionale.

Finita l’occupazione sovietica, prevalse il concetto che gli USA dovevano intervenire, in generale, a supporto della democrazia e dei valori occidentali.

Ma in gran parte questa concezione è venuta meno nel corso del tempo.

Molta acqua è passata sotto i ponti, dalla creazione della Nato, ed anche molte idee non sono più così attuali.

L’Afghanistan, quindi, terminata l’invasione sovietica, non rappresentava più un interesse geopolitico rilevante In primis per gli USA, i quali alla fine sono giunti alle stesse conclusioni, che formularono per il Vietnam.

In quel caso si assistette alla rottura di un equilibrio tra superpotenze, in questo caso l’Afghanistan neppure rappresenta tale fattore, dato che non rientra più nella sfera di influenza russa.

Pertanto si sono fatti alcuni calcoli e, visti anche i costi relativi alla permanenza in loco, gli USA in primis hanno deciso la ritirata.

Quali conseguenze?

Ovviamente le prime conseguenze riguardano la situazione interna al Paese, con possibili ripercussioni per alcune libertà e diritti conquistati.

Cosa ne sarà?

Ma anche il complessivo quadro geopolitico sta subendo alcune conseguenze.

In primis per quanto riguarda l’immagine dell’occidente in generale, USA in testa.

Non solo è criticato il ritiro, con tutto quello che comporta anche in termini etici, ma anche le modalità.

Di qui sicuramente un’immagine dell’Occidente in genere, ma in particolare degli USA, come partner non affidabile.

Sul fronte interno, la leadership di Biden ne esce sicuramente sminuita, anche a fronte di critiche ed attacchi provenienti non solo dai repubblicani, ma anche dai democratici.

Altre conseguenze, non certo le meno importanti, riguardano la gestione dei flussi migratori e delle possibili infiltrazioni terroristiche. Problemi non certo agevoli a gestirsi, soprattutto quando i flussi possono assumere dimensioni rilevanti.

Risvolti finanziari

Per terminare sull’argomento su come cambiano gli scenari geopolitici passando dal Vietnam all’Afghanistan, al momento le vicende afghane non paiono provocare particolari ripercussioni sul fronte finanziario.

Ed i principali mercati, al netto di quella che potrebbe rappresentare una fisiologica pausa di assestamento legata a dinamiche autonome, non sembrano sostanzialmente risentirne.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT