Da oggi non diremo più che il colore degli occhi dei nostri figli è semplicemente castano

occhio

Quante volte ci siamo trovati a dover descrivere i colori di un fiore o di un tramonto, o i colori del mare senza riuscire a trovare i termini giusti da usare? Di che colore è veramente la Luna? Cerchiamo aggettivi per cogliere quella particolare sfumatura, quella nota particolare, quella tonalità che non riusciamo a definire. Ci sono infinite tonalità di colore e un numero infinito di parole per definirle.

Nel Mondo, culture diverse hanno denominato in maniera diversa i vari colori. Eppure le categorie dei colori sembrerebbero costanti.  In fondo le culture sono diverse, ma l’occhio umano è lo stesso. A collegare quasi tutte le lingue, c’è un’enfasi sulla comunicazione dei colori caldi (rossi e gialli). Questi sono noti per attirare l’occhio umano e corrispondono ai colori dei frutti maturi nelle diete dei primati. Al contrario, le tonalità blu-verdi, tonalità fredde, generalmente vengono definite con un numero minore di termini. La ricerca della parola giusta rispetto a un determinato colore sembrerebbe legata alla percezione, al linguaggio, alla necessità di cogliere maggiori o minori sfumature di colore, di una popolazione rispetto a un’altra.

Ma è proprio così? Quando un inglese indica il “green” siamo sicuri che indichi esattamente quel che un italiano chiama comunemente “verde”? In un magnifico studio appena pubblicato, i ricercatori indagano sulle parole usate nelle varie lingue per denominare i colori e sull’influenza che questo ha avuto sul linguaggio e sulla definizione di quella determinata cultura. Da oggi non diremo più che il colore degli occhi dei nostri figli è semplicemente castano.

The WCS

The World Color Survey nasce da uno studio di Brent Berlin and Paul Kay alla fine degli anni ’60. Viaggiando in 130 comunità linguistiche in tutto il Mondo, Berlin e Kay hanno presentato alle persone madrelingua gli stessi 330 tipi di colore. Hanno scoperto che anche lingue completamente diverse tendevano a raggruppare i colori più o meno allo stesso modo. È un libro fondamentale per lo studio delle lingue e dei colori ed è acquistabile online.

Da oggi non diremo più che il colore degli occhi dei nostri figli è semplicemente castano

Con quali parole un orientale descriverebbe il castano tendente al grano degli occhi di nostro figlio? Un un orientale, non imparentato con nostro figlio, non avrà una propensione a cercare un particolare nome al colore degli occhi. Dirà, nella sua lingua, il corrispondente generico di castano. Ma noi che siamo i genitori e che abbiamo la necessità di descrivere nel modo più minuzioso possibile le emozioni che scatena il suo colore degli occhi, allora cercheremo metafore, aggettivi o una nuova parola per cogliere le sfumature. E il castano tendente al grano sarà il nostro modo di comunicare il nostro amore per lui.

Recentemente in uno articolo pubblicato sulla rivista PNAS (Twomey CR et al, 2021) i ricercatori sono riusciti a determinare un algoritmo in grado di prevedere in base alle esigenze comunicative di una popolazione (nel nostro esempio, noi o l’orientale), il modo in cui denominerà i colori. È anche in grado di prevedere, in base a come sono stati chiamati i vari colori, quali siano state le spinte comunicative che abbiano portato a quei termini. Questo è fondamentale per lo studio delle lingue e per capire spinte sociali e linguistiche di una popolazione rispetto a un’altra.