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CRISI DI GOVERNO TRA ECONOMIA E POLITICA:
QUALI PROSPETTIVE?
Intervista-analisi a cura di Gian Piero Turletti
In questa intervista:
- conti pubblici: perché la crisi migliora la situazione
- le 3 alternative politiche di fondo
- riduzione della pressione fiscale: miti e leggende.
VORREMMO INIZIARE QUESTA INTERVISTA DALL’ATTUALITA’ POLITICA DI QUESTE ULTIME ORE, LA CRISI DEL GOVERNO LETTA:
CHI GUARDA ALL’ECONOMIA DEL PAESE, DEVE ESSERE PREOCCUPATO?
L’economia si presenta come un sistema costituito da due componenti essenziali, costituiti da conti pubblici ed economia degli operatori economici.
i conti pubblici, in effetti migliorano, perché ritornano tutte quelle imposte, come IMU e IVA, che i partiti cercavano di evitare, e quindi una boccata di ossigeno proprio per una situazione che già stava sforando il 3% del parametro deficit/pil.
Il problema, ovviamente, è un correlato aggravio della situazione economica del paese, a fronte di un inasprimento della pressione fiscale.
MA LA POLITICA DEL GOVERNO, E QUELLA PROSPETTATADAI DIVERSI PARTITI, ANDAVA REALMENTE NELLA DIREZIONE DI UN ALLEGGERIMENTO DELLA PRESSIONE FISCALE?
In realtà no, perché se esaminiamo tecnicamente le varie proposte, si tratta solo di sostituire determinati flussi legati a talune imposte, con altre entrate fiscali.
Ad esempio l’IVA doveva essere sostituita da un aumento delle accise sui carburanti.
Anche le ipotesi provenienti da esponenti del centrodestra, erano praticamente incentrate su un sostanziale incremento della pressione fiscale.
Quando ad esempio si parla di ipotesi di incremento del valore di determinati cespiti aziendali, questo significa solo che si vuol incrementare la base imponibile, sulla quale, quindi, poter riscuotere una maggior imposizione fiscale.
La vera svolta liberale sarebbe quella di abbattere, invece, la pressione fiscale, senza che questa venga sostituita da altre imposte.
Del resto, questo valeva anche per l’IMU, in relazione alla Tares.
MA L’ORIGINE DELLA CRISI, QUINDI, E’ ESSENZIALMENTE LEGATA A DIVERGENZE DI POLITICA ECONOMICA?
Credo che nella crisi attuale abbiano giocato fattori diversi, espressione di una fibrillazione della situazione politica, che ormai stava andando deteriorandosi da tempo.
In tale contesto, sicuramente le divergenze di politica economica hanno avuto il loro ruolo ,anche se, come abbiamo visto, in realtà non si può parlare di una contrapposizione tra sostenitori dell’incremento della pressione fiscale, e fautori della diminuzione.
Il problema di fondo è sempre lo stesso, una coperta troppo corta, per cui o si mettono a posto i conti pubblici, oppure si privilegia lo sviluppo economico.
NON ESISTE PROPRIO ALTERNATIVA?
L’alternativa esiste, anzi, ce ne sono almeno due.
O soluzioni improntate ad un netto rigorismo economico, in stile Trojka europea, che ad esempio evidenzierebbe un eccessivo numero di dipendenti della pubblica amministrazione, frutto anche di anni di assunzioni clientelari per motivi politici, da cui soluzioni molto dolorose di liceziamento di molti funzionari, oppure la scelta, come già sottolineato in altre occasioni, di una diversa politica monetaria, che consentirebbe maggior sviluppo economico, senza portare a soluzioni drammatiche per il paese.
IN EFFETTI LA SUA ANALISI E’ IN LINEA CON QUELLA DI SACCOMANNI?
Direi di si, visto che ha tenuto a sottolineare, nel suo ruolo di ministro tecnico, che in effetti i conti sono a posto, ed appunto, se automaticamente entra in vigore l’aumento dell’IVA e ritorna l’IMU, certo non dovrebbero esserci grossi problemi per il rientro nel parametro del 3% tra deficit e Pil.
Il problema è l’economia del paese, con un’IVA ad esempio al 22%, quando altri paesi sono al 19.
QUALI I PRINCIPALI SCENARI POLITICI CHE SI VANNO DELINEANDO?
Intanto va registrata la novità di una dialettica interna al centrodestra, relativamente al modo di assumere decisioni politiche rilevanti.
Secondo taluni analisti, a questo elemento si ricollega uno degli scenari politici che si stanno delineando in queste ultime ore, un governo appoggiato da parte di potenziali fuoriusciti del centro destra.
Credo, sinceramente, si tratti di ipotesi decisamente improbabile.
Comunque non va dimenticato che sono stati anche i parlamentari a rendere disponibili le proprie dimissioni, e questo consentirebbe ad una semplice verifica del numero legale di impedire qualsiasi funzionamento delle camere.
Questo vale anche per l’altro scenario, che vedrebbe nuovamente un coinvolgimento del M5S.
Comunque ipotesi, anche questa, decisamente improbabile, e comunque si scontrerebbe con la dimissione dei parlamentari.
Unico scenario realistico resta quindi solo l’alternativa tra una ricomposizione della crisi, con gli stessi partiti che hanno dato vita all’attuale maggioranza, ipotesi tuttavia, al momento, decisamente improbabile, e nuove elezioni.
Personalmente ritengo sia questa l’ipotesi dotata di maggiori probabilità.
E COME VALUTA L’IPOTESI DI UN ESECUTIVO TECNICO, AD ESEMPIO GUIDATO DA SACCOMANNI?
In realtà, il problema non cambia, in quanto esecutivo tecnico o politico, sempre deve ottenere la fiducia delle camere, e quindi la questione riconduce alle stesse considerazioni che abbiamo affrontato nella precedente risposta.