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Intervista a Gian Piero Turletti
In questa intervista:
· l’azione del governo
· la spaccatura del centrodestra
· Italia ed UE
· trojka europea e governo della crisi
SIAMO DUNQUE GIUNTI AL CAPOLINEA PER IL GOVERNO, OPPURE SI APRONO NUOVI SCENARI?
Indubbiamente siamo in presenza di una novità di rilievo, la spaccatura del centrodestra in due componenti, con i ministri ed alcuni parlamentari dissidenti rispetto alla decisione di porre fine all’esperienza di governo.
Nel momento in cui scrivo, quindi, appare ancora incerta la sorte del governo, anche se non va esclusa a priori una riconferma della fiducia a seguito delle votazioni parlamentari.
MA VOLENDO TRACCIARE UN BILANCIO DELL’OPERATO DI QUESTO GOVERNO IN CAMPO ECONOMICO, COSA POSSIAMO DIRE?
Dal mio punto di vista, si tratta sempre di voler tirare una coperta troppo corta, per cui sostanzialmente le differenti impostazioni economiche si limitano a tirare più in un senso che in un altro.
Il problema di fondo è l’assenza di una politica monetaria che veda l’intervento della BCE o di banche centrali nazionali, anche con funzioni di stimolo dell’economia.
Solo uno strumento di questo tipo potrebbe por fine alla situazione di crisi in cui tuttora si trova la nostra economia.
Una vera soluzione passa quindi, necessariamente, attraverso una revisione dei trattati europei.
Certo, Letta ha parlato più volte di crescita, ma in sostanza le politiche economiche si sono limitate, senza, a quanto pare, riuscirvi, a cercare di trovare coperture neppure per ridurre certe imposte, ma solo per evitare un inasprimento di certe imposte, come l’IVA.
Ed, in ogni caso, facendo ricorso ad incrementi di altre imposte, come le accise sui carburanti.
Una politica economica, quindi, di corto respiro, per le prospettive di crescita economica.
MA L’UE COME GUARDA AL PROBLEMA ITALIA?
E’ VERO CHE POTREBBE ARRIVARE A COMMISSARIARCI?
Diciamo subito che di commissariamento vero e proprio non si può parlare.
Sinora i trattati europei non lo prevedono, nel senso che i singoli governi nazionali all’interno dell’UE ed in particolare dell’eurozona, non possono essere sostituiti da commissari europei.
Secondo taluni, questa prospettiva sarebbe un obiettivo voluto dai tedeschi, ma credo che non sarebbe accolto in nessuno stato.
Nel caso della Grecia, l’intervento della Trojka europea fu quello di definire una serie di misure che il governo greco doveva prendere, per ricevere aiuti.
Ma le scelte politiche rimasero nelle mani del governo.
E’ in questo senso che taluni paventano l’intervento della trojka anche in Italia.
E SECONDO LEI QUALE PROBABILITA’ CI SNO CHE QUESTO SI VERIFICHI?
In ogni caso, le dimensioni italiane sono ben superiori a quelle greche, per cui la cosa avrebbe ben minori possibilità di verificarsi.
Salvare un paese come l’Italia è cosa ben diversa.
Piuttosto, qualcuno paventa una situazione alternativa.
A COSA SI RIFERISCE?
All’ipotesi che l’UE, o meglio taluni suoi membri, stufi di portarsi dietro i problemi italiani, decida di far fuoriuscire l’Italia dall’eurozona, se non proprio dall’UE.
Lo scenario prevederebbe una introduzione di dazi alle frontiere, per evitare che i prodotti italiani, una volta che l’Italia fosse uscita dall’euro, fossero nuovamente favoriti da una svalutazione competitiva, tale da invadere gli altri mercati.
Ma personalmente non credo affatto ad un tale scenario.
PER QUALI RAGIONI?
Intanto per motivi giuridici.
I trattati europei non contemplano questa prospettiva, e quindi si porrebbero problemi giuridici, peraltro non solo per consentire ad un singolo paese di uscire, ma addirittura a fronte del problema ancora più complesso nell’ipotesi che fossero gli altri paesi a decidere la fuoriuscita di uno di essi.
In ogni caso, non possiamo poi dimenticare i danni che questi paesi avrebbero.
Intanto l’Italia rimane uno dei maggiori mercati europei, da cui gli altri paesi aderenti all’eurozona sarebbero estraniati, anche per via dei dazi che, a sua volta, potrebbero esser introdotti dall’Italia.
L’Italia, comunque, pur non potendo esportare in europa per via della politica di dazi nei suoi confronti, avrebbe l’opportunità di diversificare le proprie vendite sui mercati internazionali extra euro, potendo avvalersi di nuovo di un fattore come la svalutazione competitiva, a danno degli altri paesi europei.
Peraltro i paesi che continuerebbero a far parte dell’eurozona sarebbero gravemente danneggiati dalla perdita di una significativa parte dei crediti vantati verso il nostro paese, conseguente alla svalutazione dei medesimi.
Nel calcolo del rapporto tra vantaggi e svantaggi derivanti dall’uscita di uno dei paesi aderenti all’eurozona, va quindi detto che per gli altri paesi non è detto che la cosa rappresenterebbe più vantaggi che altro, anzi……..
MA ESISTONO ANCHE MOTIVI POLITICI, CHE POTREBBERO DISSUADERE DA UNA SIMILE INIZIATIVA?
Certamente. Va infatti detto che il calcolo dei costi e benefici per gli altri paesi non coincide necessariamente con i vantaggi e svantaggi che i singoli operatori economici avrebbero.
Se, ad esempio, la Germania calcolasse che i vantaggi per lei fossero superiori agli svantaggi, a questo non corrisponderebbe necessariamente, ad esempio, la situazione di chi detenga rilevanti crediti verso l’Itala.
Ne consegue che singoli operatori potrebbero venir gravemente danneggiati, e quindi, anche politicamente, potrebbero proprio punire quei governi che prendessero tale decisione di far fuoriuscire l’Italia dall’eurozona.
INFINE, SE DOVESSE SCOMMETTERE SULL’ESITO DELLE VOTAZIONI SULLA FIDUCIA?
Calcolo impossibile , dipende da quanti parlamentari, in particolare mi riferisco a quelli del PDL, decideranno di votare in disaccordo contro la decisione di ritirare la fiducia all’esecutivo.