Crisi di governo e crisi economica: quali scenari per i mercati azionari?

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A cura di Gian Piero Turletti Autore degli Ebooks: Magic Box e PLT Edizioni Proiezionidiborsa

In questo articolo entriamo nel vivo della crisi di governo, spiegando la reazione dei mercati ed i probabili scenari futuri.

Molti avranno notato, come peraltro anticipato nel mio articolo di ieri, che ancora una volta le cose sono andate diversamente, sui mercati, da quanto molti prospettavano.

Nessun panico, nessuno sfracello.

Direi, a tale riguardo, che i mercati hanno ragionato più sulla base di numeri e prospettive, che in preda alla mera emotività.

Numeri di cui sono fatti i mercati, in primis, sotto il profilo dell’analisi tecnica.

In precedenti analisi avevo sottolineato il rilievo di alcuni setup e target di potenziale minimo, che evidentemente il mercato ha sentito, in tutta la loro valenza supportiva, portando al rialzo quotazioni, che invece secondo molti, sui mercati, dovevano collassare.

Quanto alla situazione economica e politica, due sono i fatti di rilievo.

Intanto il governo resta in carica sino all’approvazione della legge di stabilità. Fattore che ha certamente contribuito a rasserenare i mercati.

Inoltre, a prescindere da quello che possiamo pensare dell’operato di un governo, occorre dire che sinora i mercati, soprattutto quello dei titoli di stato, a parte l’ultimo periodo, hanno avuto un’opinione positiva, o comunque non negativa, delle prospettive economiche italiane.

Occorre infatti considerare alcuni numeri, che riporto di seguito, della situazione lasciata da questo esecutivo:

– PIL: +1,6% dal pirmo trimestre 2014 al terzo trimestre 2016. – Rapporto deficit/pil: -0,4% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016. – Debito pubblico: -43 miliardi (agosto e settembre 2016). – Consumi famiglie: +3% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016. – Occupati totali: +656mila da febbraio 2014 a settembre 2016. – Occupati dipendenti permanenti: +487mila da febbraio 2014 a settembre 2016. – Inattivi: -665mila da febbraio 2014 a settembre 2016. – Tasso disoccupazione: -1,1% da febbraio 2014 a settembre 2016. – Tasso disoccupazione giovanile: -5,9% da febbraio 2014 a settembre 2016. – Produzione industriale: +2,3% da febbraio 2014 a settembre 2016. – Export: +7,4% da febbraio 2014 a settembre 2016. – Bilancia commerciale: +18,3 mld da febbraio 2014 a settembre 2016. – Fiducia consumatori: +13,4% da febbraio 2014 a settembre 2016.

Rispetto a quanto prospettavano alcuni, occorre anche dire che la crisi potrebbe facilitare la risoluzione di alcuni problemi, che invece questo esecutivo, a prescindere da quel che possiamo pensare della sua azione complessiva e dei relativi risultati, potrebbe aver difficoltà a realizzare.

Mi riferisco, in particolare, al problema del comparto bancario, MPS in testa.

Come ormai noto, alcuni istituti di credito, tra cui spicca il MPS, stanno cercando, in questa fase, una soluzione ai loro problemi, tramite aumenti di capitale.

E se questi dovessero fallire?

Ad esempio pare che dalla conversione di obbligazioni subordinate, il MPS stia ottenendo solo 1 mld, rispetto alla cifra invece prospettata di 1,5 mld.

Mancano quindi all’appello 4,5 mld.

In altre realtà economiche, non legate ai vincoli e paletti imposti dall’UE, non si sono fatti problemi a trovare una soluzione, basata sull’intervento pubblico comprensivo di nazionalizzazioni.

Ma, come noto, questo sarebbe appunto vietato in sede di vincoli europei.

Anche se, come forse taluni lettori avranno appreso, il governo italiano ha domandato tale possibilità in sede europea.

Ora, occorre anche dire che negli ultimi tempi Renzi è entrato in conflitto, in polemica diverse volte con le istituzioni europee.

Anche in tale ottica, quindi, non è escluso che un altro premier, pur facente già parte dell’attuale esecutivo, non possa ottenere quel che sinora non pare concesso a Renzi, pensiamo ad esempio a Padoan, che pure gode di stima in sede europea.

Una prospettiva di questo tipo, pertanto, non potrebbe che essere considerata positivamente dai mercati, perché condurrebbe a soluzione sicura, quel che sinora è ancora immerso nelle nebbie dell’incertezza.

Del resto, la maggioranza che appoggia l’attuale esecutivo è rimasta in piedi, ed è la stessa che ha, prima ancora di Renzi, consentito il governo Letta.

Da cui la probabilità che anche il nuovo premier incaricato ottenga la fiducia.

Ci troviamo, quindi, in una prospettiva di crisi politica già probabilmente pilotata verso una soluzione e con alcune modifiche, rispetto alla situazione attuale, sicuramente gradite ai mercati.

Non mi stupirei affatto, quindi, se la chiusura settimanale assumesse intonazione rialzista, anche se la prudenza è d’obbligo, ed è sempre preferibile attendere segnali di conferma.