Le criptovalute sono considerate alla stregua di beni immateriali perché non costituiscono attività finanziarie. Questo il chiarimento che l’Ifrs interpretations commitee, un organismo interno all’Ifrs, ha fornito sulla diatriba concernente la natura dei bitcoin. Il dibattito ha riguardato le modalità di contabilizzazione delle criptovalute e si è esteso in ambito internazionale a seguito della rapida diffusione delle stesse. Hanno conservato il silenzio in merito alla questione sia i contabili nazionali che il legislatore nazionale del bilancio. Anche lo Iabs non si è pronunciato in riferimento alla classificazione delle monete virtuali.
La classificazione dell’Ifrs
La classificazione operata dall’Ifrs ha sciolto perplessità relative al trattamento contabile delle criptovalute. Un chiarimento utile e doveroso se si considerano le problematiche innescate dall’attuale ambiguità dei principi contabili da adottare. L’organismo interno all’Ifrs è approdato alla risoluzione secondo cui le criptomonete rientrano nel novero delle attività immateriali. Trattandosi di monete digitali o, in alcuni casi, di monete virtuali crittografate, l’emissione delle stesse non origina un contratto. Di fatto non vi è autorità o terze parti che emettano le cryptocurrencies e quindi per esse è valida la definizione di intangible asset.
Le criptovalute sono attività immateriali perché, stando a quanto stabilito da Ias 38, par. 12, sono separabili dal loro proprietario e possono essere vendute o trasferite. Inoltre sono classificabili come attività immateriali perché non conferiscono al possessore diritto di ricevere un numero fisso o determinabile di valuta.
Le critptovalute sono attività immateriali
In parallelo lo Ias 32 ha escluso che le monete digitali rientrino nelle attività finanziaria. Nello specifico, nel paragrafo 11 dello Ias 32 si legge che le criptovalute non corrispondono a disponibilità liquide, né a diritti contrattuali atti allo scambio di strumenti finanziari. Ciò benché alcune criptovalute risultino usate per ottenere beni o servizi. Non vi sono precedenti che attestino l’utilizzo di monete criptate come medium di scambio e come moneta atta a determinare il costo dei beni. A ciò ha replicato l’Oic secondo cui la questione merita approfondimenti dal momento che talora le criptovalute vengono usate come strumento di pagamento e di investimento.
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