MORBEGNO (SO) (Reuters) – I soci di Creval danno il via libera all’aumento di capitale da 700 milioni di euro grazie al quale l’istituto punta ad accelerare la pulizia totale di bilancio, rilanciando la redditività.
L’aumento, il cui lancio è previsto a febbraio, è stato approvato con un’ampia maggioranza di voti favorevoli, pari al 95,77% delle azioni ammesse al voto.
Con la maxi operazione la banca lombarda vuole “voltare pagina” sulla questione dei crediti deteriorati facendo scendere l’Npe ratio lordo al 9,6% al 2020 rispetto al 21,1% del terzo trimestre di quest’anno e generando un utile a regime di 150 milioni.
Le dimensioni dell’aumento, pari a cinque volte l’attuale capitalizzazione dell’istituto, hanno spaventato il mercato provocando un crollo del titolo di oltre il 50% dall’annuncio dell’operazione lo scorso 7 novembre per l’elevato rischio di esecuzione.
I vertici dell’istituto sono tuttavia ottimisti sul buon esito dell’operazione, anche alla luce del buon andamento del recente roadshow internazionale per presentare agli investitori il piano industriale, anche se non hanno al momento informazioni sull’eventuale ingresso nel capitale di nuovi azionisti.
Il presidente Miro Fiori ha auspicato un’ampia partecipazione dei soci storici che potranno beneficiare di spazi di recupero del titolo per gli effetti positivi attesi dal piano industriale.
Un appoggio all’operazione è arrivato dal primo azionista Dgfd, società che fa capo all’imprenditore francese Denis Dumont, che nei giorni scorsi ha dichiarato di aderire all’aumento almeno in proporzione alla quota detenuta, pari al 5,12%.
AUMENTO NON RICHIESTO DA REGOLATORI
Secondo Fiordi l’aumento di capitale da 700 milioni non è stato richiesto dalle autorità di vigilanza e servirà anche a mettere al riparo l’istituto valtellinese da ogni eventuale nuova decisione della Bce in merito alla gestione dei crediti deteriorati.
“La nostra convinzione è che, al di delle dichiarazioni che si leggono sui giornali, la Bce non mollerà (sulla questione Npl), ma ci sara una pressione sull’Italia affinché l’Npe ratio tenda ad avvicinarsi al valore del nostro piano ambizioso che è sotto il 10%”, ha detto il direttore generale Mauro Selvetti ricordando un rapporto medio in Italia del 19% a fronte di una media europea del 5%.
Un aumento di capitale di queste dimensioni “ci mette al riparo da qualsiasi ulteriore decisione che possa venire in mente alla signora (Daniéle) Nouy dal punto di vista di nuove idee su addendum, maggiori accantonamenti e piani su Npl”, ha aggiunto.
Secondo Selvetti l’operazione è, per struttura e finalità, paragonabile, in proporzione, alla ricapitalizzazione da 13 miliardi fatta da UniCredit (MI:CRDI) lo scorso febbraio.
L’operazione è pre-garantito da Mediobanca (MI:MDBI) e Citigroup Global Markets ma il consorzio è destinato ad allargarsi, secondo Fiordi.
L’assemblea ha inoltre approvato (con il 98,55% dei voti favorevoli) il raggruppamento delle azioni in rapporto di uno a dieci da effettuarsi prima dell’aumento di capitale.