Cosa ci ha insegnato sinora la pandemia e quali i futuri scenari?
E l’economia come è gestibile in presenza di una situazione di questo tipo?
Questi ed altri interrogativi si affacciano all’inizio della seconda metà dell’anno sullo scenario italiano ed internazionale.
Analizziamo al riguardo gli scenari più attendibili.
Covid-19 ed economia: scenari e prospettive
Domandiamoci, in primis, quale sia la situazione sotto il profilo sanitario.
A tale riguardo, in generale non possiamo che constatare un peggioramento della situazione internazionale.
Molte le aree in cui il contagio è in risalita in diverse parti del mondo, in particolare nel continente americano, sia in USA che in Sudamerica.
Il Lockdown perdura
Nonostante il termine lockdown sia stato utilizzato soprattutto nella prima fase, quella che comportava anche il divieto di uscire di casa, tuttora persiste sotto molteplici aspetti in diversi stati.
Basti pensare alle restrizioni dei voli aerei dagli USA verso l’Europa.
O al blocco anche di chi viaggia su singoli voli, come avvenuto proprio in queste ore per chi arrivava dal Bangladesh in Italia.
Ma anche in Italia vigono tuttora diversi divieti. Come nel caso delle riunioni di condominio, che comportano il rispetto di misure quasi sempre non praticabili.
Siamo quindi ancora in presenza di una situazione di questo tipo, quanto ad interventi previsti. Se sorge un nuovo focolaio si procede a nuovi divieti e nuovi blocchi. Lo schema non cambia, rispetto alla prima fase del lockdown.
Anzi, vi sono coloro che vorrebbero inasprire il regime vincolistico, come il ministro Speranza, che ha dichiarato come sia allo studio la possibilità di estendere il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) anche al coronavirus.
E, quindi, a fronte di nuovi, possibili divieti, si pongono nuovi problemi anche in ambito economico.
Ma procediamo per gradi, e cerchiamo di capire la situazione in primis dal punto di vista epidemiologico.
Covid-19: un’ipotesi alternativa
Perché il virus pare, soprattutto in alcune aree del globo, soggetto ad una particolare diffusione?
Possibile una sua mutazione?
Sinora, per rispondere a questo ed altri interrogativi sulla pandemia, si era soprattutto formulata una teoria di questo tipo.
Il virus esisteva già a livello animale, e poi, da alcune parti del globo, in particolare dalla Cina, si sarebbe diffuso al resto del mondo.
Tuttavia, soprattutto la rapida e, per certi versi inattesa, escalation a livello planetario, ha indotto taluni a formulare un’ipotesi alternativa.
Il virus sarebbe stato presente a livello planetario già da molto tempo, prima di manifestarsi.
Poi alcuni fattori ne avrebbero innescato la virulenza ed il passaggio alla contaminazione umana.
In altri termini, non si dovrebbe più pensare ad un virus di provenienza specifica da talune aree del pianeta, ma ad un elemento diffuso già a livello globale da tempo indefinito.
Per lungo tempo questo virus, al pari di altri, come quello dell’influenza, sarebbe stato presente anche in ambienti frequentati dall’uomo, ma restando inerte.
Poi determinati fattori, forse anche a livello di inquinamento o di condizioni climatiche, lo avrebbero attivato, con inevitabili effetti sulla salute umana.
Una siffatta visione comporta, però, anche significative conseguenze in termini economici.
Le conseguenze economiche della visione permanente
Parlando di Covid-19 ed economia, una tale interpretazione delle dinamiche del virus, tema di cui in parte ho già trattato in precedenti articoli, ha delle inevitabili ripercussioni sulla situazione economica.
Sinora si è ragionato in questi termini.
La situazione è eccezionale, quindi si interviene con lockdown eccezionali, e quanto alle inevitabili conseguenze economiche, si interviene con risorse in deficit o con fondi europei.
Ma lo scenario di un virus presente in permanenza, e che si attiva periodicamente, pone, una volta di più, un problema di fondo.
Già abbiamo visto che chiudere l’economia di un paese non consente poi un ritorno alla situazione precedente (nonostante interventi governativi di vario tipo, finanziati anche in deficit).
A maggior ragione, se le ondate del coronavirus, o di qualsiasi altra situazione sanitaria, sono periodiche, non è pensabile affrontarle come fatto sinora.
Cioè con chiusure e successivi tentativi di interventi economici, basati su crediti, bonus etc.
Gli aspetti sanitari dovranno essere gestiti con terapie efficaci, se disponibili, e solo nel caso queste si ritenessero insufficienti, si procederà ad eventuali, nuovi lockdown.
Covid-19 ed economia: quali strategie
Ma quanto agli aspetti economici, in caso di nuove chiusure bisogna mettersi in testa di supportare l’economia rispetto al Covid-19 di tutti coloro che avevano un reddito, da attività autonoma o da lavoro dipendente, continuando ad accreditare i relativi importi, pari alle precedenti entrate, direttamente sul conto corrente.
Una volta di più, quindi, va completamente abbandonato l’attuale schema basato su indebitamento statale o fondi europei, che poi significano comunque indebitamento. Non fosse che perché l’attuale sistema, basato comunque sull’indebitamento, non sarebbe certo in grado di far fronte a tutte le erogazioni necessarie e reiterate, spingendo uno stato verso il default.
Questo non credo si debba essere geni della finanza, o Einstein, per comprenderlo.
Pertanto, almeno nelle fasi di contrasto a fenomeni come la pandemia, largo alla nuova politica monetaria, basata su creazione diretta di moneta, non correlata ad emissione di titoli del debito pubblico.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e ““PLT“