Cosa succederà se davvero l’inflazione supererà il target del 2%?
Nell’ultima riunione di settimana scorsa, il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere i tassi d’interesse dell’Eurozona invariati, promettendo acquisiti di bond sovrani a un ritmo più sostenuto. In particolare, il Board ha deciso di lasciare, come previsto, il tasso principale a zero, quello sui depositi a -0,50% e quello sui prestiti marginali a 0,25%. Ha inoltre deciso di effettuare gli acquisti del programma per l’emergenza pandemica ‘Pepp’ a un ritmo “significativamente più alto” nel prossimo trimestre, ovvero 1.850 miliardi di euro con un orizzonte fissato fino a marzo 2022.
Ma sarà il 2021 l’anno del possibile aumento dei tassi d’interesse? Qualche analista pensa di si, considerando l’aumento dell’inflazione che si sta verificando nell’eurozona. Sempre la BCE ha infatti rivisto al rialzo le stime sui prezzi per l’Eurozona a +1,5% per il 2021 (da 1%), a +1,2% per il 2022 (da 1,1%) e mantenendole a 1,4% per il 2023. Un aumento significativo. Per la governatrice Lagarde, è infatti “possibile che in quest’anno, soprattutto a fine 2021, l’inflazione raggiunga il 2%. Ma per alcuni fattori tecnici e temporanei”. Allo stesso tempo però, ha chiarito, “per noi è importante vedere cosa succede dopo e cosa succede a medio termine, dove vediamo un’inflazione contenuta”.
Cosa succederà se davvero l’inflazione supererà il target del 2%?
In teoria, la Banca Centrale dovrebbe alzare i tassi, per evitare di venire meno al suo mandato di guardiano dell’inflazione. Eppure, sono in molti a scommettere che l’aumento non ci sarà, onde evitare in aumento del costo del denaro nel momento in cui l’Europa è alle prese con il suo maxi piano di ripresa. Con tutte le possibili ripercussioni sulla reputazione dell’istituto di Francoforte e le possibili critiche da parte dei frugali paesi del Nord, in primis la Germania.
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