In questi giorni gli italiani possono esercitare il diritto di esprimere il proprio parere in merito al referendum. Da settimane impazzano i sondaggi e molti si interrogano sulle conseguenze della vittoria di un’opzione o dell’altra. In questo articolo invece vogliamo capire se l’astensione è davvero un diritto. Per alcuni votare è un dovere morale, altri addirittura ipotizzano conseguenze per chi diserta le urne. Insomma, cosa succede se non vado a votare? Lo capiremo nelle prossime righe.
Cosa dice la legge
La Costituzione afferma più volte il diritto al voto per tutti i cittadini maggiorenni. L’articolo 48 indica addirittura come dovere civico la partecipazione alle consultazioni elettorali. L’intento dei padri costituenti era infatti quello di sanzionare l’astensione. Il DPR 361/57 introdusse appunto l’obbligo di giustificare al sindaco la mancata partecipazione alle elezioni. Inoltre, i certificati di buona condotta all’epoca in uso e gli albi comunali menzionavano chi non avesse adempiuto al dovere civico. Queste prescrizioni di legge sono rimaste in vigore fino all’abrogazione nel 1993. Oggi quindi, chi non va a votare non rischia alcuna sanzione. Il diritto di voto sancito costituzionalmente rimane valido anche dopo molti anni di astensione.
Astensione ai referendum
Oggi la Stato riconosce il diritto all’astensione come una libertà di espressione del cittadino. Non andare alle urne può manifestare dissenso verso la classe dirigente oppure una precisa volontà politica. Questo è il caso dei referendum abrogativi. L’articolo 75 della Costituzione prevede che queste consultazioni siano valide solo se si reca a votare la maggioranza degli aventi diritto. In questi casi quindi, l’astensione può rappresentare una presa di posizione e manifestare la volontà dell’elettore. Per i referendum confermativi invece, la normativa non prevede alcun quorum da raggiungere. Il risultato varrà a prescindere dal numero di partecipanti. Ricordiamo ai Lettori che il referendum di questi giorni è confermativo e quindi non richiede un numero minimo di votanti.
Cosa succede se non vado a votare?
Abbiamo visto che l’astensione non comporta alcuna conseguenza per i cittadini. Dal 1993 infatti lo Stato tutela il libero arbitrio e la facoltà di non recarsi alle votazioni. Un elevato numero di astensioni è però un segnale di forte disaffezione verso la politica o di disinteresse verso una specifica consultazione. Proprio per evitare che alcune elezioni locali richiamassero pochi elettori, negli ultimi anni abbiamo assistito ai cosiddetti “election day”. Ovvero al raggruppamento in un’unica data di più consultazioni elettorali. Questa prassi consente anche un notevole risparmio per le casse dello Stato. In conclusione, ricordiamo che l’espressione dei cittadini è un diritto fondamentale garantito dal nostro ordinamento. La legge tutela la libertà del cittadino sia accettando l’astensione che dando valore alle varie modalità di espressione della propria volontà. Ne abbiamo parlato in un recente approfondimento.