Le aziende nate nei primi del ‘900 meritano molto rispetto. Vediamo cosa riserverà il 2020 a questo titolo azionario che di anni ne ha addirittura 109.
In un periodo di grande fervore tecnologico, con l’intelligenza artificiale che si sta imponendo sempre più come driver importantissimo per gli sviluppi futuri, un colosso come IBM (NYSE:IBM) è sembrato non seguire il flusso. E lo diciamo perché quest’anno le azioni dell’azienda che creò Deep Blue hanno guadagnato un modesto 17,5%.
Cosa è successo ad International Business Machines Corporation?
Come anticipato all’inizio IBM affonda le sue radici all’inizio del secolo scorso, precisamente nel 1911. Da sempre acclamata e considerata un gigante, nel tempo però ha mostrato alcuni segni di debolezza soprattutto sotto l’aspetto della crescita. E intanto però, competitors come Oracle (NYSE:ORCL), si davano da fare, ottenendo risultati nettamente superiori. Probabilmente le ragioni sono svariate, ma c’è da valutare anche una possibile questione manageriale.
Le novità del 2019 per IBM
Nonostante il forte indebitamento, ad ottobre del 2018 è riuscita ad acquisire per 34 miliardi di dollari una delle società cardini del mondo dello sviluppo Linux: RedHat. In effetti le conseguenze si sono viste nella prima metà di quest’anno, in cui il titolo ha guadagnato quasi il 40% fino a luglio. Poi però l’entusiasmo è svanito, nonostante trimestrali tutto sommato positive.
Dal grafico si nota un trend poco deciso e che dopo il suo massimo di 151$ si è mantenuto sostanzialmente in un trading range tra 132 e 142 dollari.
Cosa riserverà il 2020 a IBM?
Il fatto di non esser sceso al di sotto del supporto a quota 132$ potrebbe far presagire possibili scenari positivi. Ma veniamo alle considerazioni di tipo fondamentale. Le prospettive di crescita del cloud, suo attuale core business, stanno riprendendo slancio. Una positività che probabilmente è data proprio dall’acquisizione di RedHat, che con la tecnologia cloud è indissolubilmente legata.