Il lavoro in nero comporta numerosi rischi per i datore di lavoro che sceglie di non regolarizzare il contratto e la paga dello stipendio. Nel tentativo di risparmiare sul versamento di tasse e contributi, si potrebbe incorrere in sanzioni pecuniarie di considerevoli importi. Cerchiamo di capire meglio cosa rischia chi paga il lavoratore in nero.
Cosa si intende per lavoro in nero
Quando si parla di lavoro in nero, si fa riferimento ad un rapporto lavorativo di tipo irregolare che non si avvale di un contratto a norma di legge. I controlli sulla regolarità dei contratti nelle varie aziende sono sempre piuttosto fitti in quanto mirano a sradicare una invalsa abitudine che tende a non rispettare quanto legalmente previsto. Come sappiamo, oltre a considerarsi un’azione fuori dal margine della legalità, il lavoro in nero rappresenta un rischio tanto per chi lo offre quanto per chi lo accetta.
Gli importi delle sanzioni pecuniarie
Cosa rischia chi paga il lavoratore in nero? Le sanzioni a cui va incontro il datore possono raggiungere cifre fino a 36 mila euro. Le multe per il pagamenti della prestazione d’opera in nero sono piuttosto salate quindi. Le sanzioni per chi assume un dipendente in nero sono esplicitamente indicate nel Decreto legislativo 151/2015 attuativo del Jobs Act. Gli importi delle sanzioni sono valutati in ragione dei giorni di impiego espletati dal lavoratore secondo il seguente schema:
a)lavoratore irregolare entro i 30 giorni di impiego: sanzioni da 1.500 fino a 9 mila euro;
b)lavoratore irregolare con impiego da 31 a 60 giorni: sanzioni da 3 mila fino a 18 mila euro;
c)lavoratore irregolare con impiego superiore a 61 giorni: sanzioni da 6 a 36 mila euro.
Perché è preferibile regolarizzare il rapporto di lavoro
A questi importi si aggiunge un ulteriore incremento del 20% nel caso in cui il lavoratore non abbia un regolare permesso di soggiorno. Come sappiamo, le verifiche che vengono effettuate alle aziende possono essere il risultato di una denuncia o di consueti controlli da parte di forze dell’ordine. Denunciare il lavoro in nero è possibile oltre che doveroso per la tutela dei ciascun lavoratore e azienda. Ricordiamo che in alcuni casi, benché solitamente considerata come parte debole, anche il lavoratore potrebbe incorrere dei rischi. Per tale ragione, è sempre auspicabile che si provveda a regolarizzare ciascuna posizione lavorativa con contratti a norma e ben definiti.