Cosa fare per ridurre il consumo di sale secondo il Ministero della Salute e perché è importante non assumerne più di questo quantitativo al giorno? Assumere troppo sale fa male. Ma spesso se ne abusa senza rendersene conto, per ignoranza o per tendenza a sottovalutare il rischio. Le Linee Guida per una Sana Alimentazione del CREA, la cui ultima revisione risale al 2018, sottolineano le conseguenze di un consumo eccessivo abituale di sale. Come l’aumento del rischio di contrarre il cancro allo stomaco e l’osteoporosi. O di quello di contrarre gravi malattie cardio-vascolari correlate all’incremento della pressione arteriosa. Diverse associazioni e organi governativi si sono mossi per creare ad iniziative volte ad informare la popolazione sull’importanza di consumare la giusta dose di sale. Basti pensare che esiste persino una Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di sale, promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH) e che quest’anno si è tenuta dall’8 al 14 marzo.
Il nostro Ministero della Salute ha promosso o sostenuto diverse iniziative. La più recente è il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 prevede una linea strategica per la riduzione del consumo di sale. Così da promuovere una sala alimentazione e prevenire le malattie croniche non trasmissibili.
Cosa fare per ridurre il consumo di sale secondo il Ministero della Salute e perché è importante non assumerne più di questo quantitativo al giorno
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si è espressa sul consumo quotidiano di sale, consigliando ai consumatori di non assumerne più di 5 grammi al giorno. L’equivalente di un cucchiaino da tè. Ne avevamo già parlato sulle nostre pagine. In Italia, il consumo pro capite (a persona) di sale è di 10-15 grammi giornalieri.
Ma esistono diversi modi di assumere il sale o il sodio quando si mangia. Lo spiegano sia il documento del CREA che il sito ufficiale del Ministero della Salute. All’incirca il 35% è il sale che viene aggiunto ai pasti quando si cucina in casa. Il 50% è quello contenuto nei prodotti trasformati e/o conservati. La quantità minore è il 15% del sodio contenuto allo stato naturale in alcuni alimenti. Proprio per questo esistono diverse accortezze da prendere per ridurre il consumo di sale.
Il ruolo delle istituzioni nella riduzione del consumo di sale
L’intuizione di uno dei documenti che il Ministero della Salute dedica all’argomento è l’attenzione posta al ruolo delle istituzioni. Dovrebbero avere l’obiettivo di sensibilizzare sul tema la popolazione e ”tutti i soggetti della filiera agro-alimentare”, con l’obiettivo di ridurre il contenuto di sale in eccesso nei prodotti in commercio. Una certa importanza è data anche al garantire la formazione degli operatori del settore alimentare a partire sin dagli istituti alberghieri. Nonché alla diffusione della conoscenza e della comprensione dell’etichettatura nutrizionale posta sui prodotti alimentari, così da permettere ai consumatori di fare scelte oculate su cosa acquistare. L’accento è posto anche sulla necessità di incoraggiare la ristorazione collettiva (si pensi alle mense scolastiche e dei posti di lavoro) a proporre pasti alternativi a basso contenuto di sale.
Cosa possono fare i singoli cittadini
I consumatori dovrebbero consultare l’etichettatura alimentare e preferire l’acquisto di prodotti con un contenuto di sale inferiore a 0.3 g su 100 g (corrispondenti a 0.12 di sodio). Al sale da cucina usato ordinariamente è bene sostituire, dove necessario, il sale iodato in minime quantità. Inoltre, preferire spezie ai condimenti ad alto contenuto di sodio come dadi da brodo e salse. Via libera a salvia, basilico, curcuma, succo di limone o aceto per insaporire i cibi. E questi sono solo alcuni degli esempi possibili: eccone altri.
Si consiglia inoltre di ridurre il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale, come patatine, alcuni salumi e formaggi e cibi in scatola. Importante prestare attenzione anche al pane consumato, una delle principali fonti di sale nella nostra alimentazione. In proposito, il Ministero della Salute ha reso pubblici gli accordi volti a ridurre gradualmente il sale al suo interno, che sono stati sottoscritti con i panificatori italiani attraverso le principali associazioni di categoria. Hanno aderito Assipan, Federazione Italiana Panificatori, Pasticceri e affini, AIIPA e Assopanificatori Fiesa Confesercenti.
Se si consumano verdure o legumi in scatola, sciacquarli accuratamente prima di servirli in tavola. L’ultima raccomandazione data dal Ministero riguarda gli infanti: meglio evitare di mettere sale nelle loro pappe, specialmente nel corso del primo anno di vita.