Banche e risparmi, un binomio che, per lo meno in Italia, ha sempre dato occasione di spunti, riflessioni, polemiche e, in alcuni casi, preoccupazioni. Infatti, al di là del rapporto tra istituti di credito e risparmiatori, si guarda anche al ruolo che le banche ricoprono a Piazza Affari e, soprattutto, come strumento di investimento.
Il problema NPL
Infatti è noto che il settore bancario è, insieme a quello energetico, uno dei pilastri del Ftse MIb. Un comparto sensibile non solo vista la presenza dei NPL, i non performing loans, vero tallone d’Achille. Adesso ci si mette anche il fattore dividendi. Infatti, come è giusto ricordare, la BCE a dicembre, ha chiesto agli istituti di congelare il pagamento delle cedole agli azionisti. Successivamente si è poi deciso di dare il via solo a quegli istituti in grado di reggere alcuni parametri. Ma a prescindere dalle questioni tecniche, cosa dicono gli analisti e quando tornare a puntare sulle banche italiane?
2021 banco di prova
In realtà, come accade spesso in situazioni simili, il consiglio che va per la maggiore è quello della prudenza. Un esempio è quello del report di S&P Global Ratings in cui si ricordano i rischi legati proprio ai crediti in sofferenza e alle possibili difficoltà da parte di alcuni istituti a risolvere le problematiche di fondo. Inoltre è bene ricordare che il 2021 sarà un banco di prova non indifferente per le banche.
In attesa di un feedback da parte dei joint supervisory team, cioè le squadre della BCE che hanno il compito di verificare le decisioni dei vari istituti e lo stato dei conti, cosa dicono gli analisti e quando tornare a puntare sulle banche italiane? Un’altra opinione interessante è quella di Dbrs. In questo caso le previsioni temono un +14% proprio sui NPL. Covid, prestiti e restrizioni potrebbero essere una mina vagante Intanto gli esperti attendono i bilanci trimestrali che saranno pubblicati a partire proprio dall’inizio di febbraio.
Cosa dicono gli analisti e quando tornare a puntare sulle banche italiane?
Un indizio in più per capire chi potrà permettersi una remunerazione agli azionisti pur in tempi difficili. Basti pensare, ad esempio, al giudizio di Fidentis che, numeri alla mano, dopo aver calcolato un dividend yield medio del 2% per il settore, ricorda che istituti come Credem e Mediobanca hanno avuto sempre un approccio conservativo sul fronte dei dividendi rispetto ai competitors.