Cosa dicono gli analisti dopo i dati sull’inflazione USA?

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Dopo gli ultimi dati macro sull’inflazione statunitense adesso serpeggia il dubbio che il fenomeno potrebbe non essere così transitorio come prospettato dai vertici FED. Di fatto si tratta del terzo mese fuori dai parametri. Non solo, ma all’orizzonte non sembrano esserci segni che possano suggerire un cambio di tendenza soprattutto sulla domanda. Viste le pressioni in corso è difficile che le politiche accomodanti dettate dalla Federal Reserve possano effettivamente essere messe in pratica. Da qui la paura che il dubbio che attualmente sta attanagliando gli analisti si presenti anche nella mente dei membri della Banca centrale USA. Dubbi che, però, non hanno intaccato, almeno per il momento, la forza dei listini.

Prezzi al consumo: non ci sono solo gli USA

Soprattutto quelli a stelle e strisce. Tutto ciò rende ancora più interessanti gli appuntamenti delle prossime ore: la pubblicazione del Beige Book e l’intervento del governatore della FED Jerome Powell alla Commissione dei Servizi Finanziari della Camera. Un altro tassello in questo complicato puzzle arriva dal Regno Unito. Londra, infatti, ha registrato a sua volta un livello di inflazione anch’esso in salita. Numeri alla mano si parla di un giugno a +2,5%, il dato più alto dall’agosto del 2018.

Un elemento da valutare e che potrebbe suggerire l’arrivo, per il resto dell’anno, di una certa volatilità. Soprattutto in considerazione del fatto che gli indici statunitensi viaggiano sui massimi storici. Di queste ore un report degli analisti di Bank of America in cui gli esperti delineano nuove scelte di investimento su nuovi titoli. Ad esempio titolo come Broadcom Inc. (NASDAQ: AVGO) o Citigroup sono tra quelli giudicati degni di un rating buy.

Cosa dicono gli analisti dopo i dati sull’inflazione USA?

Andando alla ricerca di qualche indicatore che possa anticipare i trend, l’oro non sembra essere coinvolto dalle ultime vicende e continua ad aleggiare poco sopra i 1.800 dollari per oncia. Il che suggerirebbe che i mercati azionari abbiano ancora forza per reggere l’attuale trend rialzista. Ma cosa dicono gli analisti dopo i dati sull’inflazione USA? Indubbiamente gli ultimi numeri hanno aumentato le incertezze sul futuro delle politiche finanziarie. James Knightley, di Ing conferma la possibilità che, date le pressioni presenti soprattutto sulle aziende, si rafforza l’idea di un aumento dei tassi nel 2022.

Sebbene la comunità degli esperti adesso sia divisa e non più compatta come prima, c’è chi continua a confermare l’azionario come un’ottima copertura contro l’inflazione. È il caso, ad esempio, di Jeremy Siegel il quale, nonostante prenda atto dell’aumento dei prezzi al consumo, aumento che nelle sue previsioni continuerà anche in futuro, ha dichiarato di non voler vendere le sue azioni.