Cosa comprare quando i mercati scendono?

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Cosa comprare quando i mercati scendono? E’ una bella domanda, vero? E la risposta potrebbe valere ben di più del proverbiale milione di dollari. Potrebbe valere la preservazione del vostro patrimonio, dei vostri soldi, del vostro denaro. E potrebbe anche farvelo moltiplicare.

E’ ora di investire, di vendere tutto o di aspettare? La risposta dipende essenzialmente da due cose. Dal tipo di portafoglio che avete costruito insieme al vostro consulente d’investimento e dalla strategia che pensate di adottare per gestirlo. La strategia d’investimento, infatti, è importante tanto quanto la scelta della classi di asset in cui impiegare i vostri (sudati) risparmi. Affrontare il mare in tempesta dei mercati può sembrare arduo. In realtà si può fare. Ci sono accorgimenti e strategie da mettere in atto, comunque.

Cosa comprare quando i mercati scendono?

E’ bene cercare di capire perché i mercati crollano (a volte, come nelle scorse settimane). Ma anche come distinguere un ribasso vero e proprio da una temporanea interruzione del percorso rialzista. Quindi bisogna tenere a mente due cose, in primo luogo. I mercati finanziari sono guidati, di base, da due logiche piuttosto precise: un aspetto fondamentale ed uno emotivo.

Nel primo caso ci si basa sugli aspetti economici. Sono dunque le prospettive economiche a guidare l’andamento delle quotazioni degli strumenti quotati sui mercati finanziari, nel lungo termine. Quando le economie vanno bene i mercati crescono, quando le economie sono in recessione i mercati scendono. E’ tutto così semplice? Sì, in effetti. Il problema è un altro, e riguarda il secondo aspetto. Il problema è avere degli indicatori che aiutino a capire che cosa fanno (e faranno in futuro) le economie. Questo perché nel breve termine i mercati sono per lo più guidati dalle emozioni degli investitori.

Quindi cosa distingue una correzione da un ribasso?

La prima dura poco (da qualche giorno a qualche settimana), non “compromette” il movimento rialzista principale, e di solito non è accompagnata da un peggioramento della situazione economica. La seconda l’opposto: dura molto, diventa ribassista ed è accompagnata da un peggioramento dell’economia. Ci sono differenze comportamentali nei due casi? Sì e no. Il punto nodale, però, è un altro. Bisogna, come detto al principio, avere un portafoglio strutturato bene, ed aver studiato una strategia per i momenti duri, come quello attuale.

Settori difensivi?

I settori difensivi, in Borsa, sono quei comparti che generalmente registrano oscillazioni di prezzo più contenute rispetto al resto del mercato nelle fasi ribassiste di mercato, perché consentono di limitare le perdite. Sono meno soggetti alle oscillazioni del ciclo economico, e quindi in genere garantiscono uno stabile flusso di dividendi. I settori difensivi, e i titoli che a questi sono riconducibili, risultano quindi poco correlati con il ciclo economico.

Sono settori economici difensivi quelli legati ai beni di prima necessità (alimentari e i prodotti per la cura della salute), ai quali ovviamente si tende a non rinunciare neanche nei momenti di impasse economica. Oltre ai beni alimentari e al settore sanitario e farmaceutico, ce ne sono anche altri. Due tipici settori anticiclici sono i servizi di pubblica utilità (le utilities, legate all’erogazione dell’acqua, del gas e dell’elettricità) e il comparto dell’energia (per esempio, i titoli azionari delle compagnie di estrazione, raffinazione e trasporto del petrolio). Attenzione ad essere troppo schematici, però.

Non sta scritto da nessuna parte, e non c’è certezza che avvenga, che durante un ribasso i settori difensivi salgano mentre il resto scenda. Lo abbiamo visto anche in queste ultime settimane, d’altronde. Si è venduto tutto, sia quello che aveva valore che quello che ne aveva meno. Ed è proprio quando il panico serpeggia e striscia che un’attenta pianificazione e la strategia per variarla risultano fondamentali.