Cosa c’è che non va nel lievito del pane fatto in casa?

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Un focus per mettere a fuoco cosa c’è che non va nel lievito del pane fatto in casa.

Si è da poco usciti dalla otto settimane di quarantena stretta e gli analisti di settore cominciano a tirare le somme. Il mutato stile di vita ha provocato un vero e proprio ribaltone in quello che i consumatori hanno messo nei carrelli della spesa. I dati rilevati e forniti dal sistema Coop Italia parlano chiaro: alcuni prodotti sono schizzati in alto, a fronte di un impietoso e drastico calo di altri.

E così mentre sono tornati in auge prodotti da tempo in declino, come carne in scatola e minestre  liofilizzate, sono quasi scomparsi gli integratori per sportivi. Per non parlare della categoria dei  profilattici che hanno fatto registrare dei cali a doppia cifra. Ma concentrandoci sul settore alimentare, il vero è proprio boom di vendite è quello che si è registrato con riguardo al lievito per la panificazione. Una notizia che può essere letta con diverse lenti. Vediamo quindi di capire cosa c’è che non va nel lievito del pane fatto in casa.

I segnali sottostanti all’aumento delle vendite

Dati alla mano, sembra che nelle otto settimane di chiusura in casa, le vendite dei cubetti di lievito di birra abbiano fatto registrare un’impennata media del 149%. Tanto che in alcuni punti vendita il livieto è stato praticamente introvabile per giorni. Nella lettura di questo dato le cose sono due. Ovvero o gli italiani sono diventati, in buona misura, dei maestri panettieri per sconfiggere stati ansiogeni e depressivi, o è come pensa l’amministratore delegato  di Conad. Per cui se è vero che la bellezza è negli occhi di chi guarda, le proiezioni sono negli occhi di chi è nel commercio.

Chissà quindi che l’a.d. di Conad non ci abbia visto giusto nella lettura degli ultimi scontrini!

Senza mezze misure, è stato quindi dichiarato che non costituisce affatto un bel segnale che la gente si faccia il pane in casa. Questo, specie per chi è in commercio, significa che si ha più tempo da passare tra le quattro mura domestiche, quindi anche meno lavoro e meno soldi da spendere. Ora non ci resta che monitorare se questo assalto al lievito di birra, persisterà, in modo costante, anche con il ritorno alla pseudo-normalità. O, come sarebbe legittimo sperare, sul lievito di birra avrà la meglio la crema solare.