In questi giorni, in occasione degli scenari politici relativi alla formazione del nuovo esecutivo, si sono andate affollando, su media e trasmissioni di vario tipo, alcune inesattezze, che è forse preferibile chiarire per una miglior comprensione dei fatti.
A volte si tratta di questioni poco comprese dal punto di vista politico/istituzionale, altre volte si tratta soprattutto di scenari politico/finanziari che devono essere approfonditi.
Per dar maggior ordine alle spiegazioni, a questo punto sicuramente opportune, ecco un piccolo indice delle questioni trattate:
- i veri poteri del presidente della repubblica
- il ruolo del premier nella crisi finanziaria
- programmi effettivi o maggior realismo politico-finanziario?
I veri poteri del presidente della repubblica.
Può un presidente della repubblica rifiutare la designazione di un premier o di singoli ministri, indicati dai partiti?
La risposta, definita espressamente dalla costituzione italiana, è positiva. Come ricordato da Mattarella, il presidente della repubblica potrebbe anche rifiutare l’incarico, in primis, ad un candidato premier che non lo convinca.
Il perché Mattarella non dovrebbe essere convinto di Conte e di altri ministri, viene spiegato nel paragrafo successivo.
C’è però un ma…..grosso come una casa.
In pratica, anche se il presidente della repubblica, in teoria può incaricare chi vuole di formare il nuovo esecutivo, e quindi potrebbe rivolgersi a chiunque, tuttavia occorre ricordare che l’esecutivo deve ricevere la fiducia delle camere, e questo implica che un’iniziativa del tutto autonoma, di origine presidenziale, non potrebbe avere esito positivo, se non trova una maggioranza parlamentare a supporto.
Nelle recenti vicende politiche, infatti, un esecutivo tecnico, iniziativa di origine puramente presidenziale, non avrebbe avuto esito positivo, stante la mancanza di un sufficiente numero di voti di fiducia.
Il ruolo del premier.
Tuttavia, in tutta questa vicenda, soprattutto i mercati si stanno interrogando su quale sia l’autorevolezza e il potere di manovra di Giuseppe Conte, oltre che di singoli ministri.
Un primo aspetto del problema riguarda il fatto che non si tratta di personaggio noto ai più, e le cui idee politiche sono abbastanza defilate, dal momento che non ha mai partecipato attivamente alla vita politica, e solo negli ultimi tempi si è avvicinato ai 5 stelle.
Il dubbio dei mercati è soprattutto quello, altro aspetto non secondario, di trovarsi di fronte, nei consessi internazionali, in primis in ambito UE, qualcuno che non sia dotato della sufficiente autorevolezza ed autonomia per assumere decisioni fondamentali.
Un’incertezza in più, che si aggiunge a quelle sul programma pentaleghista, e bocciato dai mercati, sul quale non mi dilungo, essendo già stato oggetto di mie precedenti disamine in altre occasioni.
E’ quindi lecito attendersi che Mattarella possa nutrire dubbi sul premier designato dai partiti o su singoli ministri, ritenuti inidonei ad affrontare soprattutto impegni internazionali.
E non è escluso che possa dire la sua, come peraltro già successo in occasione della formazione di precedenti governi, e sotto altri presidenti della repubblica.
Verso un maggior realismo?
In tutta questa vicenda va considerato però un altro aspetto rilevante, da non sottovalutare.
La storia insegna che un conto sono programmi ed idee politiche, altro conto le reali dinamiche politiche, e le misure effettivamente assunte dagli esecutivi.
Esiste spesso, in altri termini, un netto divario tra quello che si è pensato di fare e quello che effettivamente si fa.
E sono almeno due gli aspetti in cui tale elemento viene in considerazione.
Intanto nelle alleanze politiche.
Teoricamente, gli alleati politici dovrebbero assumere la stessa posizione ed essere tutti alla maggioranza o all’opposizione rispetto ad uno stesso esecutivo.
Al limite, potrebbero avere opinioni diverse su aspetti marginali, il che giustificherebbe l’essere partiti diversi.
Ma la questione del governo è fondamentale.
Quando, invece, degli alleati sono in parte in maggioranza ed in parte all’opposizione, questo significa che non hanno più la stessa opinione, e che quell’ideale alleanza politica si è trasformata solo in un’alleanza elettorale.
L’abbiamo già visto in diverse occasioni.
Consideriamo, ad esempio, l’alleanza in Grecia tra Tsipras e Varoufakis, poi finita con un netto divorzio.
Oppure, nella precedente legislatura, le differenti posizioni, di maggioranza ed opposizione, tra Lega e Forza Italia.
Ora pare che queste posizioni si invertano, rispetto all’attuale ipotesi di nuovo esecutivo.
Ma soprattutto esiste un aspetto, che è poi quello che maggiormente impatta sui mercati finanziari.
In questo caso la discrasia, la divergenza tra programmi e reali decisioni politiche, riguarda proprio la circostanza che, soprattutto di fronte ad eventi come crisi economiche e finanziare, si assumono decisioni anche nettamente contraddittorie con quanto indicato in campagna elettorale.
Alcuni esempi: sempre con riferimento alla Grecia, proprio l’esecutivo Tsipras, nonostante leader politico che aveva promosso un referendum antieuro, si è poi rivelato fedele ai desiderata delle istituzioni europee, per continuare ad averne l’appoggio, e non abbiamo assistito ad alcuna uscita dall’eurozona.
Ma proprio anche in Italia abbiamo già avuto chiari esempi di come certi programmi siano stati palesemente contraddittori, rispetto ad alcune misure poi effettivamente assunte da un esecutivo.
Un esempio su tutti, del resto sotto diversi profili analogo alla situazione attuale: durante il premierato di Berlusconi, i mercati misero sotto attacco speculativo il nostro paese, ed allora ecco che, invece di realizzare una misura di alleggerimento fiscale, su proposta del ministro Tremonti, fu anzi varata una misura di inasprimento dell’imposta di bollo sui prodotti finanziari.
La dinamica potrebbe ripetersi.
Nel senso che, nonostante un programma all’insegna di alleggerimenti fiscali e di misure assistenziali, di fronte alle esigenze di finanza pubblica, è sicuramente possibile che il governo assuma poi decisioni in senso anche opposto a quello prospettato sinora.
Ne sarebbe già prova l’indicazione di un rinvio ad anni futuri delle principali misure prospettate.
Se non lo facesse, probabilmente anche solo i tecnici della ragioneria generale dello stato avviserebbero che non sono possibili coperture finanziarie sufficienti.
E, a dimostrazione che i diversi aspetti si legano, ancora una volta potrebbe intervenire il presidente della repubblica con i suoi poteri, non promulgando una legge senza le necessarie coperture.
Soprattutto questi ultimi elementi inducono a dire che probabilmente si troverà, come si suol dire, una quadra, da cui deriverà poi la fine della fase speculativa attualmente in atto.
E’ anche questo un aspetto, che non va sottovalutato nell’attuale dinamica dei mercati finanziari.