Coronavirus: curva epidemica, risvolti politici, errori legali, toccato il fondo?

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Esaminiamo oggi quattro aspetti, tra il noto ed il meno noto, della questione coronavirus.

Coronavirus: curva epidemica, risvolti politici, errori legali, toccato il fondo?

Curva epidemica

Solitamente le curve che diversi fenomeni, tra cui le epidemie, possono seguire, sono di due tipi: logistico  o esponenziale

In questo secondo caso la curva raggiunge un apice e poi scende. Mentre nella curva logistica assistiamo, dopo una fase di crescita, ad una distribuzione più lenta dei contagiati nell’arco del tempo che, dopo aver raggiunto un apice, forma come una figura di redistribuzione sui massimi.

Quanto si sta verificando in questi giorni sembrerebbe ricondurre a questo secondo tipo di modello.

Una analisi statistica indica che, rispetto al picco previsto attorno alla metà di marzo, probabilmente il modello proiettivo più affidabile fa slittare di una decina di giorni i dati reali rispetto alle precedenti proiezioni. Quindi dovremmo essere in prossimità del picco.

In altri termini possibile una sorta di pattern a forma di distribuzione sui massimi irregolare con picchi alternati, come un testa e spalle.

Di qui la discesa dei giorni precedenti, la risalita che dovrebbe formare il picco, quindi una probabile spalla destra e poi la discesa.

Il minimo, la fuoriuscita totale, dovremmo, secondo tale modello statistico, attenderla attorno alla fine di aprile-prima decade di maggio. Sempre che non si assista ad un mutamento genetico e comportale del virus, sempre possibile.

Coronavirus e risvolti politici

Tra le novità di questi ultimi giorni l’intervento di Draghi, favorevole a politiche espansive fondate sul debito, per uscire dalla crisi.

Ne è seguito un dibattito, anche con risvolti politici, perché secondo taluni Draghi potrebbe essere un nuovo capo del governo di unità nazionale, che ci servirebbe per risolvere i problemi.

Intendo chiarire a tale riguardo il mio punto di vista.

Che una politica espansiva realizzata con gli strumenti che si hanno a disposizione sia l’unica percorribile, mi pare evidente.

Ma non credo che ricorrere al debito sia un rimedio fortemente innovativo, ed alla fine può comportare notevoli problemi.

Del resto, se in Europa molti considerano il nostro paese spesso come anello debole della catena, è anche per la mole di debito accumulato ed una delle principali cause di tensione storica con l’UE fa perno proprio su tale questione.

Personalmente, quindi, non credo che l’Italia abbia necessariamente bisogno di un Draghi o di qualcuno che gli assomigli.

Intendiamoci.

La nomina di un Draghi avrebbe effetti sicuramente positivi sui mercati, ma alla fine le conseguenze delle politiche economiche permangono.

Ma sarebbe preferibile una riforma come quella dei 65 economisti, che hanno avanzato alle istituzioni europee precise richieste.

In fondo, lo stesso Draghi proprio nell’ultima fase del suo mandato, aveva fatto riferimento, sia pur concisamente e senza approfondire il tema, alla necessità di una nuova politica monetaria.

Ma il tema l’hanno chiarito bene questi economisti in questi giorni: la nuova creazione di base monetaria non deve più essere collegata alla creazione di nuovo debito.

Draghi se la sentirebbe di sostenere tale posizione nella sua eventuale posizione di nuovo premier?

Diversamente, non vedo come la nomina di un Draghi cambierebbe sostanzialmente le cose.

Errori legali e coronavirus

Uno dei motivi che hanno convinto il governo a rivedere il regime sanzionatorio relativo alle violazioni dei restringimenti alla libertà di movimento, è un grossolano errore giuridico.

A parte alcuni rilievi critici, che avevo già espresso, occorre anche considerare che in materia penale uno dei fondamentali principi di uno stato di diritto è il principio di legalità. In base al quale un reato deve essere espressamente previsto come tale da una norma di legge.

Peccato che nel caso delle restrizioni ai movimenti, questo non accadesse.

Infatti, una volta consentiti movimenti legati a situazioni, genericamente definite, ad esempio di necessità, nel momento in cui queste non vengono tipizzate, è evidente che si crea un ambito pericolosamente discrezionale. In base al quale queste motivazioni rischiano di essere interpretate talora restrittivamente, talora estensivamente.

Ne consegue che il medesimo comportamento possa essere inteso come lecito, o come reato.

Ecco, quindi, una delle motivazioni della depenalizzazione di questo illecito penale, trasformato in illecito amministrativo.

Di errore in errore, poi il governo ha ritenuto, nei casi di persone già denunciate sin tanto che si trattava di illecito penale, di applicare retroattivamente una sanzione pecuniaria amministrativa.

Ed ecco l’ennesimo errore. In materia di illecito amministrativo, è in vigore la legge 689/1981, che viene considerata una sorta di statuto del cittadino sanzionato e di testo dei principi in materia di illecito amministrativo.

Enuclea infatti una serie di principi, analogamente al cosiddetto statuto del contribuente, che si ritiene non possano essere violati da altre norme di legge.

E all’art. 1 di tale legge compare, ancora una volta, il principio di legalità unito al principio di non retroattività.

In altri termini, le sanzioni amministrative non si possono applicare a fatti intervenuti prima dell’entrata in vigore della legge che le prevede.

Ovviamente, è da ritenere che tale norma non possa essere disattesa da altre norme di legge, in quanto allora sarebbe agevole per il legislatore bypassare il divieto di applicazione retroattiva.

Peraltro, dal momento che la sanzione retroattiva sarebbe diversa da quella applicabile a chi abbia commesso il fatto successivamente all’entrata in vigore del nuovo regime sanzionatorio, si creerebbe anche un caso di ingiustificata disparità di trattamento, con conseguente violazione dell’art. 3 della Costituzione italiana.

Ne consegue che in caso di opposizione in sede giurisdizionale alla sanzione, potrebbe essere financo sollevata una questione di legittimità costituzionale.

Ma tant’è, l’ho detto e lo ribadisco.

Il mio giudizio nei confronti di questo esecutivo è netto e chiaro.

Un esecutivo che ha commesso, e continua a commettere, e non solo in materia di contrasto al coronavirus, molteplici errori.

Forse, certo, non tutti attribuibili al governo, visto che alla redazione dei testi normativi concorrono diversi organi, a partire dal DAGL, dipartimento degli affari giuridici e legislativi della presidenza del consiglio. Ma quanto meno il governo avrebbe il compito di valutare, almeno nelle sue linee generali, la legittimità di certi provvedimenti.

Almeno in relazione ad alcuni fondamentali punti di diritto, quale il principio di legalità.

Certo, non si pretende che il governo sia composto da giuristi o da magistrati di eccelsa levatura e competenza, ma quanto meno che si sia a conoscenza di alcuni principi fondanti del nostro ordinamento. E di comprendere quando talune normative confliggano apertamente con tali principi. Poi, certo, nei ripieghi di articolati normativi difficili e complicati, ovviamente solo l’esperto riesce a cogliere determinate sfumature. Ma il principio di legalità, penale ed amministrativa, è uno dei fondamenti di un autentico stato di diritto.

E che l’errore già vi fosse, è evidente dalla correzione rispetto al primo testo.

A quando il prossimo, visto che ormai siamo abituati ad un quasi continuo cambio di normative?

Coronavirus e Borsa USA, toccato il fondo?

Un ribasso solitamente può terminare, se di ampia portata o lungo termine, per due principali motivi.

Nonostante una situazione macro negativa, ormai hanno venduto tutti, anche i piccoli investitori.

Oppure, cambia completamente o significativamente il quadro di fondo.

A tale proposito, è da considerare che la curva dei rendimenti di paesi, come gli USA ed il Canada, è tornata rialzista.

Occorre considerare che infatti esistono sempre più futuri possibili, e che taluni eventi possono modificare determinate situazioni.

Nulla è scontato a priori, nonostante eventuali proiezioni in senso contrario.

Al riguardo, la significativa decisione della Fed di realizzare un nuovo QE senza limiti. Il che, in altri termini, significa: stampare tutto il denaro ed immettere tutta la liquidità che necessita, per evitare i contraccolpi economici del coronavirus.

Evidentemente, è un dato di fatto, tale decisione ha indotto i mercati a mutare parere sul futuro economico di aree geoeconomiche come USA e Canada.

A tale elemento, sicuramente positivo in ambito macro, si aggiunge una interessante statistica, relativa ai bottom di mercati orsi di lungo termine a partire dal 1956.

Tale statistica indica che calcolando il p/e di equilibrio dello S & P 500 con il metodo econometrico, denominato Fed modificato, basato sul tasso del bond decennale, si constata che il p/e raggiunto sul bottom si collocava su tale livello o sopra.

Nel recente minimo si è addirittura constatato, invece, un p/e inferiore.

Infatti, considerando un tasso dello 0,8 per cento del bond decennale, il p/e di equilibrio si ottiene come segue: 1/0,058 (formula della capitalizzazione di una rendita perpetua ad un tasso pari al bond decennale, incrementato di un premio per il rischio del 5 per cento).

Si perviene in tal modo ad un p/e di fair value di 17,4.

Sul bottom sinora formatosi, troviamo invece una quotazione con uno sconto di circa il 15 per cento.

Dal punto di vista econometrico, quindi, una situazione di particolare sconto, rispetto ai livelli di p/e riscontrati sui bottom di altri mercati orso.

Infine, uno sguardo all’analisi algoritmica, grazie al seguente grafico:

Notiamo che l’indicatore denominato BOTTOM HUNTER, su grafico a barre mensili si trova nella stessa posizione in cui si è trovato in corrispondenza di altri importanti minimi.

Abbiamo quindi tre indicazioni, algoritmica, econometrica e di analisi macro, che i minimi potrebbero essere già stati toccati.

In tal caso, dovremmo attenderci prossimamente le rotture di alcuni livelli di resistenza, tema su cui rinviamo a prossimi interventi.

Si sta per archiviare la fase negativa del coronavirus?

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT