Coronavirus: come stanno mutando i rapporti politici e geoeconomici?
Molti parlano di come muterà il nostro modo di vivere quando tutto ritornerà alla normalità.
Personalmente, la mia opinione è che in realtà questi aspetti non muteranno davvero.
Le restrizioni residue, che saranno presenti nella cosiddetta fase 2 del coronavirus, come il distanziamento tra persone, l’uso di mascherine, o la coda ai supermercati, staranno ad indicare che non si tratta di un vero e proprio ritorno alla normalità. Questo ritorno si verificherà solo se e quando tali restrizioni verranno meno e i comportamenti tenuti saranno oggetto di una libera scelta, non di imposizioni.
Del resto, i nostri usi e comportamenti sociali, compreso l’uso o non uso delle mascherine, sono abitudini che quasi fanno parte di un dna sociale dei singoli popoli, in essere da moltissimo tempo, e non potranno che tornare, una volta terminata la pandemia, peraltro conformemente a quella libertà di scelte, su cui si basa anche la costituzione italiana.
Quello che sta cambiando realmente è, invece, soprattutto l’assetto di alcuni rapporti politici, interni ed internazionali, ma come?
Eurogruppo: le decisioni assunte
Sulle decisioni assunte ieri è presto detto: ogni stato potrà ottenere dal MES fondi sino al 2 per cento del proprio Pil, con la sola condizionalità di destinarli a spese sanitarie, non anche a spese economiche per le conseguenze indirette provocate dalla situazione coronavirus.
Il problema è che occorre quindi capire dove reperire fondi soprattutto per sostenere l’economia.
A parte gli strumenti già oggetto di decisione, come il SURE, non sono stati approvati strumenti integrativi, in particolare i bond comunitari, su cui puntavano i paesi del sud.
Quanto al MES probabilmente anche la relativa decisione è comunque un nulla di fatto, visto che Conte ha dichiarato che non vi si farà ricorso.
Il capitolo eurobond, ed eventuali altri tipi di strumenti, è stato rinviato a successive decisioni, da assumere, a seguito di decisioni concordate tra i capi di governo.
E’ già evidente, quindi, una chiara spaccatura a livello geopolitico internazionale, altro che Europa unita.
Da una parte i paesi del nord, Germania in testa che, portando avanti le proprie posizioni soprattutto tramite l’Olanda, ha spaccato la situazione in due.
Le si contrappongono, infatti, le posizioni dei paesi del Sud Europa, compresa la Francia, favorevoli allo strumento delle obbligazioni comunitarie.
Opportunità colte da Russia e Cina in seguito alla crisi coronavirus
Di tale quadro di spaccatura a livello europeo, ed in particolare a livello di eurozona, stanno cercando di approfittare Russia e Cina.
Stanno appunto tentando di incunearsi negli spazi lasciati liberi dai mancati interventi europei, per stringere accordi su questioni politiche ed economiche, compreso il tentativo di aprirsi nuovi sbocchi verso l’Europa occidentale.
Equilibri politici interni.
Ma quelli internazionali non sono gli unici assetti politici a cambiare.
Sta cambiando anche la situazione politica interna ai singoli stati, e da qui potrebbero scaturire problemi anche per la tenuta dell’esecutivo italiano.
Nei singoli paesi si va riproponendo una spaccatura tra chi favorevole agli eurobond e chi contrario. Infatti in Germania la posizione della Markel, ad esempio, non è condivisa da tutte le forze politiche.
In Italia, come dicevo, potrebbero sorgere problemi anche interni alla maggioranza.
Infatti un gruppo di circa una ventina di parlamentari della maggioranza, ha condiviso un documento che potrebbe rappresentare una mina per il governo. E’ stata approvata una sorta di bozza programmatica alternativa nella quale c’è scritto che «in una crisi sistemica come questa non c’è fondo salva-Stati che tenga». L’idea di fondo sarebbe quella di far piazzare eurobond garantiti dalla Bei soltanto tra i Paesi del Sud Europa.
Uno strumento obbligazionario destinato ad una condivisione comunitaria dell’eurozona del sud, che a suo modo riporterebbe in auge quella vecchia idea di Kohl di un’Europa a due velocità.
Kohl l’aveva detto ed ora si sta verificando quanto previsto.
L’Europa, viste alcune differenze di fondo tra i diversi paesi, non era destinata, probabilmente, ad un comune destino economico. E di qui l’opportunità, probabilmente, di due euro, uno per i paesi del Nord, l’altro per il paesi del Sud.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT