In questo articolo affrontiamo una questione giuridica veramente spinosa, cercando di capire chi abbia torto o ragione sulla vexata quaestio delle mancate forniture di vaccini da parte di AstraZeneca.
Tutto nasce dalla stipulazione di un contratto, reso pubblico da poco tempo in lingua inglese, tra l’azienda farmaceutica AstraZeneca e l’UE, per la fornitura degli ormai famosi vaccini.
Una cinquantina di pagine circa quelle pubblicate, anche se con alcuni omissis su parti del testo, non pubblicate e rimaste, quindi, riservate.
La questione riconduce alle mancate consegne del numero di vaccini inizialmente indicati da parte dell’azienda anglo-svedese.
Per l’UE si tratta di grave inadempimento contrattuale che, secondo quanto indicato dalla Von der Leyen, comporterebbe anche un obbligo di risarcimento dei danni. Per l’azienda, invece, non si trattava di una programmazione giuridicamente vincolante, non almeno nei termini espressi dalla Von der Leyen.
Contratto UE con AstraZeneca: chi ha ragione?
Vediamo quindi di semplificare la questione, aiutandoci con la seguente scaletta:
- Obbligazione di mezzi o di risultati? La clausola dei maggiori sforzi possibili
- Tutti gli sforzi possibili: cosa significa?
- La clausola penale non inserita e quella invece inserita nel contratto
Da precisare subito che il contratto, una volta pubblico in molte sue parti, è andato sotto la lente di diversi studi di diritto internazionale. E le interpretazioni non sono assolutamente concordanti.
Alcuni ritengono che da tale contratto nasca una generica obbligazione di mezzi, altri ritengono che invece il negozio giuridico faccia sorgere una vera e propria obbligazione di risultati. Ma procediamo con ordine.
Obbligazione di mezzi o di risultati? La clausola dei maggiori sforzi possibili
Preliminarmente, è importante fare una distinzione tra le obbligazioni di mezzi e di risultati.
Le prime non comportano, a differenza delle seconde, un obbligo di conseguire un determinato risultato. L’obbligato adempie alla propria obbligazione, quando abbia messo a disposizione i mezzi necessari per svolgere una determina attività.
In tal senso, ad esempio, l’obbligazione dell’avvocato. Egli non è obbligato a conseguire un risultato utile per il proprio assistito.
Deve semplicemente mettere a disposizione la propria opera e la propria struttura, svolgendo con professionalità il proprio compito, per cercare di conseguire un risultato utile al cliente, ma se poi questo risultato non giunge, solitamente non è responsabile.
Sarà responsabile solo se il mancato conseguimento del risultato sia stato causato da sue inadempienze, relativamente all’attività svolta.
Ad esempio per aver lasciato scadere un termine di decadenza.
In questo caso, evidentemente, ci sono state inadempienze sotto il profilo dei mezzi messi a disposizione.
Diverso il caso dell’obbligazione relativa, ad esempio, ad un appalto per la costruzione di un’opera. Salvo che intervenga una circostanza, come l’impossibilità sopravvenuta, di cui il contraente non sia responsabile, se l’opera non è completata nei termini, scatta una responsabilità nei suoi confronti.
Ma in questo caso, si tratta di obbligazione di mezzi o di risultati?
La clausola dei maggiori sforzi possibili: cosa significa?
Un primo elemento, che fa propendere per la prima ipotesi, è l’aver fatto un esplicito richiamo all’espressione che richiama, tradotta in italiano, tutti gli sforzi possibili, come obbligo assunto dall’azienda.
Cosa significa?
Secondo l’interpretazione prevalente, che si usa conferire a siffatta terminologia, qualora compaia in una fattispecie contrattuale, risulterebbe abbastanza evidente che fare tutti gli sforzi possibili equivalga a dichiarare l’obbligo di mettere effettivamente in atto tutte le risorse, di cui l’obbligato disponga, ma non ancora di più.
Una situazione analoga, quindi, a quanto abbiamo visto a proposito dell’avvocato.
Se questo professionista ha comunque fatto tutto quanto in suo potere per conseguire un risultato, senza tuttavia riuscire nell’intento, non potrà essere considerato responsabile.
Parimenti, l’AstraZeneca non sarebbe comunque responsabile per il solo fatto di non avere consegnato entro un determinato termine tutte le dosi indicate, ma solo nel caso in cui fosse stata inadempiente sotto il profilo degli sforzi possibili.
Contratto UE con AstraZeneca. Tutti gli sforzi possibili
Tale espressione, che riconduce, almeno di primo acchito, ad una obbligazione di mezzi, è comunque da approfondire.
In primis occorre chiarire che valgono a limitare tali sforzi eventuali, pregressi obblighi giuridici.
Nel senso che, almeno con riferimento a contratti stipulati in data anteriore a quello sottoscritto con l’UE, gli sforzi necessari a garantire i relativi obblighi preesistenti vanno ovviamente non considerati tra quelli non messi a disposizione dell’UE.
Gli sforzi possibili sono solo quelli che residuano dall’utilizzo del mezzi aziendali, già utilizzati per preesistenti vincoli giuridici.
Quali sono?
A tale domanda può rispondere solo una perizia tecnica sotto il profilo della produzione e dell’organizzazione aziendale.
Nel senso che solo una perizia potrebbe stabilire se l’azienda ha messo, al netto di quanto necessario per far fronte a preesistenti vincoli giuridici, le risorse possedute in termini di produzione, logistica e via dicendo.
Vi potrebbe quindi essere una prima ipotesi di responsabilità. Responsabilità a fronte di quanto precedentemente stipulato con altri soggetti, solo se l’azienda, sulla base delle forniture concordate con questi ultimi, già fosse stata consapevole che le risorse aziendali residue, da utilizzare per ulteriori forniture, fossero state insufficienti.
Ma qualora così non fosse, non si potrebbe certo parlare di una sorta di insolvenza fraudolenta. E solo una perizia tecnica, ovviamente, potrebbe accertare se le residue risorse aziendali fossero ragionevolmente sufficienti o meno. Il tutto in relazione agli impegni contrattuali assunti con l’UE.
Tranne questa specifica ipotesi, che ricorre tutte le volte che si assume una obbligazione che si sa già di non poter adempiere, invece il collegamento con la clausola dei maggiori sforzi possibili tenderebbe ad escludere la responsabilità, a meno che…
Sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili?
Ovviamente una obbligazione di mezzi non esclude necessariamente la responsabilità dell’obbligato. Questa sussiste se i mezzi a disposizione non sono utilizzati in modo completo e professionale per il conseguimento del risultato.
A proposito del contratto UE con AstraZeneca e di chi abbia ragione, ancora una volta potrebbe essere accertata questa seconda ipotesi di eventuale responsabilità. Ma ciò solo se una perizia accertasse che l’azienda, sempre al netto dei mezzi necessari ad adempiere a precedenti contratti, non avesse utilizzato tutti i residui mezzi aziendali, necessari a garantire tutte le dosi indicate.
Pertanto, tranne i due casi di una sorta di insolvenza fraudolenta o di sforzi messi in atto solo parzialmente, una mera responsabilità per forniture inferiori al previsto non pare poter derivare da tale contratto.
Contrariamente a quanto indicato dalla Von der Leyen, che invece pare basarsi su un mero automatismo tra mancate forniture e responsabilità.
La clausola penale non inserita e quella invece inserita nel contratto
Ad ulteriore riprova delle tesi sopra indicate, va anche chiarito che solitamente, se un contratto prevede una responsabilità del contraente per un risultato non conseguito, lo indica esplicitamente con una precisa clausola penale.
Clausola che preveda un risarcimento.
Invece questo non si è verificato per il contratto in questione.
Ci si è limitati ad affermare che in caso di mancate forniture, non intervengono determinati pagamenti all’azienda.
Pertanto, anche alla luce di questa esplicita clausola, pare, in definitiva, che solo nel caso si possa tecnicamente provare una sorta di promessa indebita da parte di AstraZeneca. Nel caso di promesse di dosi che l’azienda sapeva sin dalla stipula del contratto di non poter fornire. O solo se tecnicamente dimostrabile che non sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per fornire le dosi nel numero programmato, si potrebbe affermare una responsabilità aziendale.
Diversamente, varrebbe solo la clausola dei mancati pagamenti.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT”