Questo è il mese degli acquisti per i regali di Natale e potrebbe esserlo anche per ciò che riguarda gli investimenti. Si potrebbe decidere di impiegare la tredicesima unita a dei redditi non spesi o il denaro ottenuto da un credito pregresso e appena incassato.
Ogniqualvolta si pensa a rendimenti free-risk (o giù di lì) il pensiero corre veloce ai titoli di Stato. Ma con 10.000 euro investiti stamane sul mercato obbligazionario dei BOT e BTP quanto netto portiamo a casa?
Una risposta deludente
Purtroppo la risposta è alquanto deludente. Se si cumulano i costi, alla fine del periodo dell’investimento si fatica a capire in quali casi il rendimento è stato realmente positivo. Ovviamente stiamo ipotizzando un acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario, non in sede di emissione. I costi da tenere a mente sono:
a) le commissioni d’acquisto, gestione e vendita da riconoscere alla nostra banca o broker. Ovviamente variano da profilo a profilo;
b) la ritenuta fiscale del 12,50%, nel caso di interessi attivi percepiti;
c) l’inflazione, che quel fastidioso “animaletto” che rosicchia le nostre banconote H24;
d) il costo opportunità. Ossia il costo che dobbiamo sopportare per il fatto che scegliendo di investire in titoli di Stato stiamo rinunciando ad altre alternative allettanti.
Siamo proprio sicuri che sul mercato non ci sia altro di meglio a parità di rischio e conseguibile in tempi inferiori? O meritevole comunque di una considerazione, fosse anche solo in ottica diversificazione del portafoglio?
I rendimenti medi lordi fino ai 6 anni e 6 mesi
Il primo dicembre la Banca d’Italia ha comunicato al mercato i rendimenti medi lordi dei titoli pubblici a reddito fisso. Essi ovviamente attengono al mese di novembre, mentre, per quelli del mese in corso, attenderemo i primi di gennaio.
Questi rendimenti medi lordi sono divisi per fascia di vita residua e sono pari a:
a) da 1 anno e fino a 1 anno e 6 mesi, il rendimento è pari al –0,457%;
b) da 1 anno e 7 mesi e fino ai 2 anni e 6 mesi, si “sale” a –0,380%;
c) dai 2 anni e 7 mesi e fino ai 3 anni e 6 mesi, –0,277%;
d) nella fascia che va dai 3 anni e 7 mesi fino ai 4 anni e mezzo, lo –0,112%;
e) finalmente arriva il segno più. Dai 4 anni e 7 mesi e fino ai 6 anni e 6 il rendimento medio lordo è pari a +0,083.
I rendimenti medi lordi dal medio al lunghissimo periodo
In pratica il break-even point tra il rendimento negativo e quello positivo è posto sulla scadenza dei 5 anni circa. Al di sotto di tale data, ci si rimette: è come se si comprasse a 10 e a scadenza si porta a casa 9,9, giusto per intenderci.
Procedendo ancora nei dati resi noti da Banca d’Italia, si scorge poi che:
f) nella fascia che va dai 6 anni e 7 mesi fino agli 8 anni e mezzo, il rendimento è del +0,339%;
g) dagli 8 anni e 7 mesi, fino ai 12 anni e mezzo, il rendimento cresce ancora: +0,611%;
h) nella fascia di durata che va dai 12 anni e 7 mesi fino ai 20 anni e 6 mesi, si ottiene il +1,087%;
i) infine l’ultima fascia di vita residua dei titoli pubblici a reddito fisso. Ossia quella che va dai 20 anni e 7 mesi in poi: qui il rendimento medio lordo è del +1,486%.
Dunque con 10.000 euro investiti stamane sul mercato obbligazionario dei BOT e BTP quanto netto portiamo a casa?
Infine, due ultime stime di sintesi, sempre riferite al mese di novembre:
a) la misura del Rendistato, ossia il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato, il mese scorso è stato pari a +0,322;
b) mentre il rendimento medio lordo dei BOT (il c.d. RendBOT) è stato del –0,523%.
Concludendo, rammendiamo al Lettore due cose. La prima, che noi siamo partiti con un preciso interrogativo. Ossia con 10.000 euro investiti stamane sul mercato obbligazionario dei BOT e BTP quanto netto portiamo a casa? La seconda osservazione è che i rendimenti medi su esposti sono lordi, per cui vanno prima tolte le commissioni al proprio intermediario. Ed infine l’eventuale ritenuta del 12,50% sugli interessi attivi.
Infine, in quest’articolo mettiamo a confronto due possibili profili di risparmiatori e proviamo a trarne degli insegnamenti.