Chi pensava che il commiato di Draghi potesse estrarre dal proprio cilindro una sorpresa è rimasto deluso.
D’altronde mai il banchiere italiano ha assunto atteggiamenti eclatanti, alla Greenspan per intenderci.
Anche il suo famoso “whatever it takes” è uscito con pragmaticità e poca enfasi.
Ciò nonostante proprio la credibilità del Presidente uscente della BCE ne fece un potente complesso vitaminico per i mercati.
Niente MMT, niente novità da affiancare e niente modifiche al QE
L’auspicio poteva essere che, vista la pesantezza dei dati macroeconomici in uscita già da tempo in area UE, Draghi cogliesse la palla al balzo del commiato per un congedo ad effetto.
Pensare che dopo avere parlato pubblicamente nelle scorse settimane di MMT Draghi arrivasse a concretizzare una ipotesi così clamorosa era certamente troppo.
Ipotizzare invece una estensione del QE a tutti i titoli in pancia alle banche e non solo ai titoli di stato era un auspicio concreto.
Un’eredità che, per quante critiche avrebbe incontrato, avrebbe di molto facilitato il compito alla subentrante Lagarde.
E’ impensabile che Draghi e il suo staff non abbiano ben chiaro che la differente potenza del ciclo economico europeo, ormai asfittica, rispetto al turbo americano è derivata in larga parte proprio da questo diverso modo di rifinanziare le banche.
Eppure nulla è stato modificato e un po’ di delusione è lecita.
Commiato di Draghi: una conferenza finale in difesa
Sollecitato anche da domande “stranamente” meno accomodanti del solito il Presidente uscente ha ribadito il buon lavoro svolto in questi anni.
Ha anche sostenuto che la situazione greca è di molto migliorata e che in generale tutta l’UE si trova in una condizione migliore rispetto a 4/5 anni fa.
Probabilmente basandosi su valori assoluti e non si deludentissimi ultimi dati basati su percentuali può essere anche vero.
Ma è anche vero che indici dei direttori della manifattura a 41 o poco più sono molto sotto i dati del 2014/15.
Evidentemente stiamo vedendo film diversi.
Fatto sta che il congedo avviene nel contesto peggiore.
Perché è vero che Draghi ha con prontezza risposto alla crisi sub-prime evitando il crash del sistema finanziario europeo.
Ma è anche vero che poi non è riuscito assolutamente a dare un seguito e attivare manovre in continuità che dessero slancio vero all’economia europea.