Commette reato il marito che fa uso dei dati dell’home banking della moglie

home banking

Commette reato il marito che fa uso dei dati dell’home banking della moglie?

Egregiamente, in data 3 aprile, la Cassazione, sezione penale, ha pubblicato la sentenza n. 11288/2020, nella quale ha deciso, disattendendo i giudici di merito, che commette reato il marito che utilizza I codici home banking della moglie. Nella specie, l’uomo si era abusivamente impossessato dei codici di accesso del servizio on line di gestione del conto corrente della moglie. A fronte di cio’, la Corte di Appello aveva reputato non potersi procedere per il reato di cui all’art. 615 ter (accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico) ne’ per quello di cui all’art. 640 ter (frode informatica), per difetto di querela. Aveva concluso, comunque, per la sussistenza di una responsabilita’ civile, condannandolo alle spese del giudizio, nonche’ al risarcimento del danno morale. Ebbene, troppo facile cosi’. Leggendo in maniera piu’ completa e approfondita il codice penale,

Per la Cassazione  commette reato il marito che fa uso dei dati dell’home banking della moglie

La Suprema Corte, ha opinato diversamente, reputando ci sia reato. Tuttavia, il reato che nella specie si e’ configurato non e’ nessuno dei due passati in rassegna dinanzi ai giudici di merito, bensi’ quello di cui all’art. 615 quarter, intitolato “detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici”. Detta fattispecie ricorre allorquando taluno si procuri, riproduca, diffonda, comunichi abusivamente parole chiavi o altri mezzi idonei all’accesso a un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza.

lnconferente appare il rilievo, proposto dall’imputato, secondo cui si sarebbe dovuto distinguere, ai fini dell’imputazione, tra l’accesso al sistema online e quello allo spazio dispositivo. Cio’ in quanto il reato di cui all’art. 615-quater c.p. non incrimina alcuna condotta di accesso, bensì il semplice possesso, abusivamente procurato, di password o altri mezzi idonei a tal fine. Inoltre, e’ utile specificare che quando si utilizzano i codici segreti per l’accesso al conto on line, cio’ ricomprende anche i codici di secondo livello, necessari per l’accesso allo spazio dispositivo. Quindi, la distinzione in teoria operata dall’imputato, in realta’ non avrebbe rilevanza, qualora si verifichi di fatto l’accesso.

Cari mariti e parenti in generale…

L’arguta e giusta sentenza quivi commentata, reca con se’ un insegnamento morale oltre che giuridico. Sul modello “favola di Esopo”, infatti, la sentenza degli Ermellini lancia un precetto di vita che e’ quello di non abusare della buona fede dei propri familiari. Non puo’ sussistere, infatti, alcuna scusante che risieda nel legame di sangue, per derubarli oppure per controllarli, violando la loro privacy e gestendo i loro danari. Finalmente, la Cassazione ha reso chiaro che non tutti i reati che si commettono all’interno della famiglia possano passare in sordina, nonostante i comportamenti posti in essere siano a tutti gli effetti penalmente rilevanti.

Approfondimento

La legge salva suicidi