Come uscire dalla crisi?

Portofino

L’attuale crisi economica ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema delle soluzioni alla crisi stessa.

Molto si è discusso e, probabilmente, molto si continuerà a dibattere su come uscire da una crisi, i cui esiti sono ancora incerti.

Ma, per capire se realmente qualcosa di valido e di efficace, contro gli attuali problemi, si possa fare, bisognerebbe, probabilmente, fare prima qualche passo indietro.

Sino a non moltissimi anni fa, il tipico strumento per finanziare una faraonica spesa pubblica, di stato ed enti locali, era il ricorso, soprattutto in Italia, all’emissione di titoli del debito, i classici titoli di stato, senza necessità che i mercati finanziari li acquistassero, perché l’eventuale emissione di titoli, non supportata da acquisti sui mercati, veniva obbligatoriamente coperta dalla banca d’Italia, eventualmente emettendo nuova moneta.

In fondo, si diceva, che problema c’era?

Il problema di fondo, come poi si ammise, era una crescita monetaria incontrollata, che rischiava di mandare fuori controllo sia il quantitativo di moneta in circolazione, sia la spinta inflattiva, ad essa conseguente.

Con la costituzione di una cosiddetta eurozona, cioè l’area europea con una sola moneta, si cercò una sostanziale armonizzazione delle politiche economiche dei diversi paesi, puntando non tanto sull’aspetto della crescita, ma del rigore.

Rigore voleva dire abbandonare ingenti politiche di spesa pubblica, abbandonare politiche monetarie che dovevano servire solo quale supporto alla stessa spesa pubblica, e soprattutto evitare politiche monetarie influenzate da fattori politici.
A dire il vero, questa concezione rigorista, ben prima dei trattati istitutivi dell’euro, da noi era stata adottata prevedendo la netta separazione tra banca d’Italia e ministero del tesoro, e da quel momento, quel divorzio comportò che eventuali esigenze di finanziamento del debito non potessero più trovare accoglimento da parte della banca d’italia stessa.

Ovviamente, ogni situazione ha il suo rovescio.

Ed infatti, il cosiddetto rigore economico è andato soprattutto a discapito di quella crescita, che contrassegnava le economie europee prima dell’attuale crisi.

Ma senza crescita, si è capito che non si va molto lontano.

Ecco, quindi, di seguito, talune idee su cui i governi potrebbero puntare, per rimettere in moto meccanismi di crescita economica.
Eurobond:
gli eurobond sono stati ipotizzati quali obbligazioni, emesse da parte di istituzioni europee, che dovrebbero sostituire, praticamente, i titoli di stato, o meglio, integrarli.
Una sorta di indebitamento europeo per sostenere le economie più deboli.
Gli enti sopranazionali si finanzierebbero con l’emissione di tali obbligazioni, e le risorse così acquisite sarebbero destinate ai paesi in difficoltà sul fronte del debito pubblico.
L’idea potrebbe valere, a nostro avviso, soprattutto nei momenti di emergenza, ma riteniamo vi possano essere soluzioni sicuramente più efficaci, e maggiormente strutturali.
Anche perché gli eurobond medesimi non sono altro che una forma di debito, che rischia di aggiungere nuovo indebitamento a quello già in essere.
Politica monetaria:
intanto, la politica monetaria dovrebbe essere sganciata dall’obbligo statutario della BCE di farne strumento puramente rivolto al controllo dell’inflazione.
Come abbiamo già osservato nel report “Le due storie dell’euro”, questa impostazione deriva dalla paura soprattutto tedesca di ritrovarsi in una situazione di iperinflazione.
• Per evitare questo, bisognerebbe effettuare una programmazione di emissione di moneta (M1 in linguaggio tecnico) legata a determinati parametri, come il controllo della massa monetaria totale in circolazione, comprese componenti come M2 (titoli obbligazionari a breve termine) ed M3 (titoli obbligazionari a medio/lungo).
• Tale programmazione dovrebbe avere come obiettivo sia la crescita economica, sia un tasso d’inflazione, da programmare tuttavia non come valore assoluto, ma in relazione al tasso di crescita stesso.
• La nuova emissione di moneta dovrebbe continuare ad avvenire tramite cosiddette operazioni di mercato aperto, cioè si emette nuova massa monetaria, creando moneta e la si immette in circolazione acquistando titoli di stato NON di nuova emissione, a differenza del meccanismo che caratterizza la FED.
I titoli di stato vengono acquistati, invece, presso operatori istituzionali di mercato, tra i titoli legati a precedenti emissioni di titoli di stato dei paesi membri.
• Sostituendo gradualmente le risorse finanziarie legate all’emissione di titoli di stato ed all’imposizione fiscale con la massa monetaria di nuova emissione, si libererebbero ulteriori risorse da finalizzare alla crescita, in forma di defiscalizzazioni e di altre tipologie di intervento finalizzate alla crescita, come finanziamenti a tasso agevolato ed a fondo perduto.
• L’insieme di tali politiche renderebbe peraltro inutile il ricorso a politiche di stampo interventista nella spesa pubblica, di tipo neokeynesiano, che rischierebbero di riportarci ad una nuova spirale di debito pubblico.

Quanto precede non ha certo la pretesa di rappresentare una bacchetta magica, ma certo fa parte di quelle indicazioni di politica economica che potrebbero, quanto meno, migliorare l’attuale situazione di crisi.