Un focus per capire come tutelarsi dalle pratiche scorrette imposte da palestre e centri fitness.
La vita sta gradatamente tornando ad una sorta di normalità e, con essa, quasi tutte le attività hanno ormai riaperto i battenti. Vari però sono i problemi, non solo per i titolari dei vari esercizi commerciali, ma anche per gli stessi consumatori. Specie quando si ha a che fare con servizi già pagati e di cui ancora non si è potuto beneficiare, per via dell’imposto lockdown. Si pensi a quello che stanno vivendo i viaggiatori con i voucher dei vettori aerei a cui abbiamo dedicato più di un approfondimento. Ma anche le palestre non sembrano da meno. Vediamo quindi di capire come tutelarsi dalle pratiche scorrette imposte da palestre e centri fitness.
Le pratiche scorrette
La pratica commerciale scorretta, messa in piedi da varie catene di palestre e centri benessere assume diverse variabili. Ma con una costante universale, vale a dire la non emissione di un voucher utilizzabile nell’arco di un anno. E questo, peraltro, in aperta violazione di quanto contenuto nel Decreto Rilancio. Tali pratiche hanno preso piede in presenza di contratti di abbonamento che, in quanto tali, vincolano le parti a prestazioni di lungo corso.
Vediamo quindi cosa si sono inventati i gestori, per avere la meglio sui consumatori. Dopo un iniziale “congelamento” dell’abbonamento, legato al lockdown, certe catene di fitness hanno, di testa loro, lo hanno fatto decorrere dai giorni di riapertura. E questo, senza un espresso consenso del consumatore, aggiungendo i giorni di chiusura in coda alla scadenza. Altre palestre sono addirittura arrivate a condizionare il rilascio del voucher alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento.
Cosa dice la legge
Tutto questo è avvenuto, peraltro, in aperto spregio di un apposito articolo di legge. A darne notizia anche l’Avv. Massimiliano Dona dell’UNC (Unione Nazionale Consumatori). La norma citata dal legale è l’art. 216 comma 4 del Dl Rilancio, (ossia del dl n. 34/2000). Tale norma, è sempre Dona ad evidenziare, prevede che i consumatori possano inoltrare domanda di rimborso del corrispettivo versato, per il periodo di sospensione delle attività del centro. Il gestore della palestra, dal canto suo, in alternativa al rimborso, potrà anche rilasciare un voucher di pari importo. Ma tale voucher deve essere incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro l’arco di un anno.
Danni per i consumatori
“E’ evidente – è sempre l’Avv. Dona a dire in un comunicato – che se il voucher deve essere utilizzabile senza condizioni, entro un anno, non può essere vincolato ad un periodo predeterminato”. Va da sé che la “trovata” di prolungare la scadenza degli abbonamenti, forzatamente dal gestore, comporta un duplice danno per il consumatore. Infatti, non solo non è detto che il consumatore voglia e possa usufruire della palestra in quei mesi aggiuntivi imposti. Ma è oltremodo illegittimo vincolare addirittura il consumatore ad una nuova iscrizione.
Come tutelarsi dalle pratiche scorrette imposte da palestre e centri fitness
Un insieme vario di pratiche scorrette a cui si aggiunge, sempre secondo l’Avv. Dona, pure il mancato ristoro economico dei consumatori. Cioè, laddove la palestra non fosse più in grado di fornire i servizi e i corsi in essere prima del lockdown, andrebbe prevista una riduzione del prezzo anche degli abbonamenti in essere. Insomma un mare magnum di pratiche scorrette che hanno spinto l’Unione Nazionale Consumatori a presentare un esposto all’Antitrust. Per di più, l’associzione ha pure predisposto un modello scaricabile gratuitamente a uso e consumo di chi è stato leso da tali pratiche scorrette. Con tale istanza s’intende quindi intimare alla palestra il rispetto e l’applicazione delle norme di legge.