Per rispondere alla domanda: “come saranno le pensioni della nostra vecchiaia e dei nostri nipoti?
Prendiamo in considerazione tre esempi. Quindi, vediamo dal co.co.pro all’impiegato, cosa riserverà la previdenza a chi di loro smetterà di lavorare nei prossimi anni. Ebbene, chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, non è stato toccato dalla riforma Fornero. Quindi, l’ultima manovra gli offre la possibilità di anticipare un pensionamento, che, normalmente, nel suo caso avverrebbe oltre i 70 anni. Pertanto, potrebbe accedere alla pensione di anzianità a partire da 63 anni, in presenza, però, di almeno 20 anni di contribuzione.
Sul piano economico, invece, per la pensione anticipata, antecedente ai 70 anni di età, cosa prevede? Ebbene, il primo assegno non può risultare inferiore a 2,8 volte la pensione sociale, che oggi è pari a 1.256 euro. Quindi, partendo da uno stipendio di 600 euro mensili, l’assegno sarà modesto. Infatti, utilizzando i parametri INPS, il nostro giovane, all’età di 67 anni, accederà ad una rendita pari a 300 euro mensili.
Seconda ipotesi: commerciante di 30 anni
La seconda ipotesi, utilizzata per esemplificare e per rispondere alla domanda principale: “come saranno le pensioni della nostra vecchiaia e dei nostri nipoti?”, è la seguente. Prendiamo il caso del commerciante che oggi ha 30 anni e che guadagna 10 mila euro annui. Per lui, niente ritiro anticipato! Inoltre, potrà ottenere la pensione all’età di 67 anni e un mese. Con un negozio di modesta entità, egli paga contributi INPS sulla base del minimo imponibile, pari nel 2015 a 15.548 euro annui.
Supponendo che ci sarà un incremento reale del reddito dell’1,5% e di una crescita del Pil sempre dell’1,5%, otterrà una rendita di 770 al mese. Invece, in ipotesi di Pil all’1%, l’assegno scenderebbe a 712 euro. In tal caso, inoltre, la pensione anticipata potrebbe essere raggiunta dopo 44 anni e 11 mesi di contribuzione, nel 2054, cioè a 69 anni! Tuttavia, in tal caso, poichè a quell’età, il primo assegno non supererà la barriera di legge, pari 2,8 volte la pensione sociale minima, cosa accadrà? Dovrà aspettare di compiere 70 anni per ottenere la pensione anzidetta, di circa 700 euro.
Terza Ipotesi: impiegato di 35 anni
La terza ipotesi riguarda un impiegato di 35 anni, che lavora da 10. Ebbene, egli potrà andare in pensione a 69 anni e 11 mesi, ossia nel 2049. Inoltre, se il netto in busta paga oggi è pari a 1.200 euro mensili, cosa gli accadrà? Egli, è il più fortunato del trio! Ciò in quanto, ipotizzando un incremento reale dello stipendio dell’1,5% e una crescita del Pil dell’1,5%, potrà ritirarsi con una rendita di circa 1.400 al mese. In effetti, andrebbe in pensione con l’83% dell’ultimo stipendio.
Ciò, tra l’altro, dimostra che il sistema contributivo premia le carriere lunghe. Sicchè, anche ipotizzando una crescita del Pil dell’1%, l’assegno che gli spetterebbe, sarebbe pari a 1.300 euro. Niente male ma, capiamo bene che, per un simile obiettivo, l’impiegato ha dovuto lavorare per quasi 45 anni. Invece, fino a poco tempo fa, per la pensione di anzianità ne bastavano solo 35. Insomma, alla fine dei calcoli, se guardiamo alla situazione nel suo complesso, possiamo concludere che le generazioni future lavoreranno molto di più per ottenere pensioni molto più basse.