Per difendersi da situazioni di mobbing coniugale occorre saper riconoscere il fenomeno nelle sue caratteristiche peculiari. Chi è vittima di continui maltrattamenti e vessazioni spesso ignora che rientra nei propri diritti denunciare simili derive comportamentali. Perché di fatto si tratta di deviazioni dalla grammatica di atteggiamenti che ci si dovrebbe attendere dal proprio partner.
Essere continuamente vilipesi per le proprie scelte o azioni e persino esposti al pubblico ludibrio intacca il livello di autostima di un soggetto. I frequenti e violenti attacchi che uno dei coniugi sferra all’altro finiscono col minare sin dalle fondamenta la fiducia in se stessi. Si potrebbe, non a torto, definire in termini di “terrorismo psicologico” il reiterarsi di atteggiamenti improntati a violenza e prevaricazione ai danni del coniuge.
Gli abusi psicologici
La violenza psicologica di cui si rende responsabile uno dei partner non sempre si manifesta in forme evidenti. Spesso assume le sembianze di comportamenti subdoli per cui la vittima deve sapere come riconoscere il mobbing coniugale per innescare azioni atte a porvi rimedio. Accade talvolta che trascorrano lunghi anni prima che il marito o la moglie si avvedano di aver patito vilipendio, maltrattamenti e soprusi.
Nella giurisprudenza italiana il fenomeno del mobbing coniugale non ha ancora ricevuto l’attenzione che meriterebbe. Sono state assunte posizioni giurisprudenziali più significative in merito al mobbing in campo professionale e ai soggetti vittime di abusi psicologici nel posto di lavoro. Ancora assai trascurato il versante delle aggressioni verbali e psicologiche che hanno luogo fra le pareti domestiche e che lasciano lividi sull’animo.
Gli innumerevoli volti del mobbing coniugale
Non è riconducibile ad un unica modalità, né ad una comune estrinsecazione, l’abuso verbale e psicologico perpetrato dal mobber. Esistono innumerevoli volti e sembianze con cui si maschera il lento e progressivo processo di disfacimento psicologico della vittima. Quotidianamente esposta alle sferzate di insulti, prevaricazioni, attestazione di disistima, offese e maltrattamenti, la vittima finisce col credersi realmente inadeguata.
Inizia a percepirsi come una nullità perché anche il suo ruolo in seno alla famiglia viene sminuito e le vengono affidati incarichi di nessun conto. La vittima del mobber smette di percepirsi come soggetto degno di attenzione e spesso si autocensura, ripiegandosi su se stessa.
Confinata nel silenzio, non può contare sul sostegno di altri familiari perché il mobber ha provveduto a farle deserto attorno. Quanto detto sinora tuttavia fotografa solo in parte un fenomeno assai più complesso e variegato che purtroppo rispecchia la peculiarità dei diversi rapporti coniugali.