Come garantirsi un rendimento annuo del 2,1% per 100 anni

bond

Può sembrare quasi impossibile, ma sul mercato esistono obbligazioni che hanno una durata di 100 anni. Si chiamano bond Matusalemme, in onore del longevo personaggio biblico.

Sono obbligazioni emesse da società ma anche da Stati, che vengono rimborsati 100 anni dopo la loro emissione. Il loro rendimento è maggiore della media del mercato, ma conviene puntare su queste obbligazioni? Ecco l’opinione degli esperti di ProiezionidiBorsa.

Come garantirsi un rendimento annuo del 2,1% per 100 anni

Non sono molti i Paesi che si lanciano nell’emissione di titoli di così lunga durata. L’Austria è uno di questi. Nel 2017 ha lanciato un titolo di Stato della durata di 100 anni.

Questo bond, che sarà rimborsato a settembre del 2117, ha una cedola annua del 2,1%. Tuttavia, l’attuale prezzo di 221 centesimi ha fatto scendere il rendimento allo 0,5%.

Nello stesso anno in cui l’Austria ha emesso il bond a 100 anni, l’Italia ha collocato sul mercato un titolo di Stato di metà durata. Il BTP scadenza nel 2067 ha una cedola del 2,8%, ma al prezzo attuale di 132 centesimi, il rendimento annuo è dell’1,8%.

È indicativo come il rendimento del nostro titolo di Stato sia superiore di 3 volte e mezzo di quello austriaco. E questo, nonostante la durata sia esattamente la metà. Questo elemento ci rivela come il mercato prezzi il rischio dei nostri titoli di Stato.

I rischi di un investimento di  lunghissima durata

Abbiamo visto come garantirsi un rendimento annuo del 2,1% per 100 anni. Ma sarebbe un investimento conveniente? Qual è il rischio che un privato può correre acquistando una obbligazione con durata così lunga?

È chiaro che per un risparmiatore è impossibile portare un bond della durata di 100 anni a scadenza. Molto difficile sarebbe farlo anche con il BTP con scadenza nel 2067 (Isin: IT0005217390). Infatti, prima o poi il bond andrà rivenduto.

Il rischio è che al momento della cessione sul mercato, il prezzo di vendita sia inferiore a quello di acquisto. La minusvalenza potrebbe essere tale da rendere negativo il rendimento finale dell’operazione.

Per esempio, il prezzo attuale del bond austriaco è di 221 centesimi. Un incremento dei rendimenti sul mercato dello 0,1% farebbe scendere il prezzo sotto i 110 centesimi. Un calo vicino al 10%. Vale la pena correre questi rischi?

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