Come e quando si deve mettere il microchip al gatto

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Le nostre città sono piene di gatti randagi o, peggio, abbandonati. Molti di noi amano gli animali, pertanto decidono di prendersi cura di un micetto trovato per strada. È sicuramente un gesto apprezzabile, ma diventa necessario compiere alcuni accorgimenti per il benessere domestico e del felino.

Dunque, per prima cosa è opportuno portare il gattino da un veterinario per conoscere il suo stato di salute. In alcuni casi, poi, è d’obbligo assolvere specifici adempimenti normativi. Per questo, vediamo insieme come e quando si deve mettere il microchip al gatto.

Che cos’è il microchip

Si tratta di un piccolo dispositivo a forma di capsula. Normalmente è una capsula grande appena come un chicco di riso. Esso funziona tramite una tecnologia largamente impiegata nel settore delle telecomunicazioni: l’identificazione a radiofrequenza.

Infatti, il chip è dotato di un codice di 15 cifre leggibile attraverso un lettore ottico usato dai veterinari o altri operatori autorizzati dalle ASL. La prima parte del codice identifica il Paese del gatto. La seconda parte, invece, attesta le generalità del felino e del suo proprietario.

Coloro che provvedono a installare il microchip hanno la facoltà di iscrivere il proprio animale all’Anagrafe Nazionale Felina. Questa banca dati registra la presenza e l’andamento demografico dei gatti. Di più, rappresenta un utile strumento in caso di smarrimento. Va precisato, tuttavia, che “microchippare” Felix non è una pratica obbligatoria.

Come e quando si deve mettere il microchip al gatto

L’intervento per inserire il microchip è all’ordine del giorno. È un’operazione routinaria che non comporta alcuna sofferenza per l’animale. Il microchip, infatti, si inocula sotto la cute in pochissimi secondi tramite un’iniezione.

Il costo per tale prestazione equivale all’incirca a quello di una normale visita veterinaria. Dunque il sacrificio monetario si aggira intorno ai 50 euro. Ma vediamo quando è obbligatorio metterlo.

Esistono delle circostanze in cui il microchip diventa un imperativo di legge per i padroni. La Decisione della Commissione europea del 2003 (2003/803/CE)  ha sancito l’obbligo del microchip e del passaporto quando ci si reca all’estero con il gatto. Quindi, se intendiamo andare in vacanza, e portare il nostro amichetto, non abbiamo scusanti.

Anche quando decidiamo di adottare un gatto da un altro Paese, l’installazione del microchip non è una mera facoltà, bensì un atto dovuto.

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