L’economia italiana ha conosciuto, negli ultimi tempi, una risalita che in tempi passati difficilmente si sarebbe immaginata.
Espressione di tale situazione economica, una curva dei rendimenti positivamente inclinata che, salvo alcuni aggiustamenti non preoccupanti, continua a mantenersi rialzista.
Nonostante le incognite e le ombre che avrebbero potuto pesare in questa fase post elettorale.
Tuttavia, come spesso succede, non è tutto oro ciò che luce.
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In particolare preoccupano le future scelte di politica economica del prossimo esecutivo, anche a fronte della ravvicinata scadenza delle clausole di salvaguardia che, qualora non si riuscissero a trovare risorse pubbliche aggiuntive per circa 30 miliardi, rischierebbero di portare dritto ad un incremento dell’iva e dei carburanti, misure che potrebbero avere un impatto recessivo sulla situazione italiana.
A questo fattore di incertezza e di instabilità si aggiunge la considerazione dei possibili esiti di alcune riforme, qualora venisse varato un esecutivo che desse seguito a talune promesse elettorali.
Reddito di cittadinanza e flat tax non hanno al momento alcuna indicazione di copertura sicura, se non il fatto di sperare in un effetto moltiplicatore dell’economia e, conseguentemente, della base imponibile.
Ma non è detto che questo si verifichi necessariamente, ragion per cui in tale ipotesi si dovrebbero trovare ulteriori risorse aggiuntive.
Sinora soprattutto le quotazioni del btp hanno espresso una certa fiducia dei mercati nella situazione italiana, convinti, quindi, che si avvierà un percorso risolutivo a livello politico ed economico.
Ma a prescindere da incognite soprattutto sul fronte politico, conviene una strategia buy and hold su Piazza Affari?
Per rispondere a tale interrogativo, da analisti ci baseremo solo ed esclusivamente su una rigorosa analisi finanziaria, applicando il cosiddetto Fed Model modificato con un premio per il maggior rischio azionario del 5 per cento.
Il modello postula l’ipotesi che il mercato azionario risulti in equilibro con il rendimento dei titoli di stato, quando l’inverso del p/e, cioè il ratio e/p, esprime un rendimento pari al rendimento dei titoli di stato decennali, incrementato da un premio per il rischio del 5 per cento.
Nel caso del Ftse Mib, il p/e si aggira attualmente intorno a 16,44, a fronte di un rendimento del decennale attorno all’1,9%.
Se ne ricava che il rendimento di equilibrio è pari a 6,9%, da cui un p/e di equilibrio pari a 14,49.
Siamo quindi in presenza di una sopravalutazione di circa il 13 per cento, non propriamente un’occasione di acquisto, considerando i fondamentali.
L’indice italiano diverrebbe occasione di investimento con una sottovalutazione di almeno il 30 per cento rispetto al proprio fair value, quindi in caso di quotazione corrispondente ad un p/e di 10,14, pari ad un ribasso di circa il 38 per cento rispetto alle quotazioni attuali.
Diverso il discorso in termini di trading, ma qui ci siamo domandati se convenga un investimento in termini di buy and hold, nella logica del cassettista secondo dei criteri fondamentali.
Come al solito comunque trend is your friend.