Conservare i sigari nel modo più corretto nel tempo, senza troppi sbalzi di temperatura e umidità, richiede l’utilizzo di un humidor. Queste scatole di legno possono avere costi abbastanza importanti per via della qualità dei materiali impiegati, oltre che per la lavorazione. Un buon humidor, infatti, deve essere costruito con legno stagionato che non ha odore forte, altrimenti andrebbe a intaccare l’aroma dei sigari. I legni più utilizzati sono il cedro spagnolo e l’ebano. Dopo aver visto come conservarli per brevi periodi, Proiezionidiborsa fornisce ora qualche indicazione su come costruire un humidor per sigari.
La base per l’humidor
La base dell’humidor è una scatola di legno. Come si è detto, però, questo legno deve essere cedro o ebano. Piuttosto che improvvisarsi intagliatori o falegnami, il modo più semplice per procurarsela è il tabaccaio. Per lo scopo, ovvero come costruire un humidor per sigari, si può utilizzare una scatola di sigari vuota, l’importante è che sia abbastanza grande e con apertura a cofanetto. Proprio come si farebbe con un humidor, è necessario trovare un modo per mantenere l’umidità al 65%-70% al suo interno. Le possibilità sono diverse.
La più economica consiste nel procurarsi un pezzo di spugna idrofila, come quella che i fioristi usano per fiori e piante. Si tratta di una schiuma fenolica che assorbe facilmente l’acqua senza rilasciarla (può essere imbevuta anche di propilene e glicolo che regolano meglio l’umidità). La si può alloggiare in un contenitore di plastica che abbia delle fessure e questo va attaccato al coperchio della scatola (con un sistema di calamite o velcro). Un altro metodo è quello di aggiungere al contenitore un vasetto di perline (beads) o gel appositi che si acquistano in tabaccheria che, al contrario della spugna, non rischiano di dar luogo a muffe. I beads possono essere racchiusi anche in un pezzo di collant annodato ai due estremi per non farli fuoriuscire.
Il microclima
Prima di utilizzare l’humidor è necessario creare un microclima al suo interno. Si deve pertanto passare sulle pareti interne un panno pulito imbevuto di acqua distillata (per prevenire l’insorgere di batteri e muffe). Prima di conservare i sigari al suo interno bisogna lascialo inumidire per una settimana con uno dei sistemi sopra descritti. Strumento indispensabile a questo scopo è un igrometro che serve proprio a misurare il livello d’umidità dell’humidor. Questo può essere digitale o analogico e deve essere alloggiato dentro la scatola. Gli igrometri digitali non necessitano di calibrazione a differenza di quelli analogici.
Accorgimenti per il vostro humidor
Chiarite le modalità per capire come costruire un humidor per sigari, è importante tenere presenti alcuni accorgimenti per utilizzarlo al meglio. Un sistema per calibrare un igrometro analogico consiste nel chiuderlo in un sacchetto di plastica con un cucchiaio di sale per 6-12 ore. Quando lo si rimuoverà dovrebbe misurare 75% di umidità. In caso contrario, con un cacciavite si potrà calibrare lo strumento sul retro in modo che misuri massimo il 75%. Sempre dal tabaccaio – o dalle scatole che si acquistano – è utile ricavare dei divisori di cedro per creare due o tre comparti all’interno della scatola dove alloggiare sigari di diversa dimensione.
Una volta avviato l’humidor e alloggiati al suo interno i sigari, bisogna conservarlo in un luogo fresco e non a contatto con luce diretta del sole (la temperatura dell’ambiente non deve superare i 21°C). Bisogna quindi controllare periodicamente i sigari e l’umidità. Non mischiare assolutamente le diverse varietà di sigari: i caraibici non vanno conservati assieme ai toscani ed entrambi devono stare separati dagli aromatizzati. I sigari sono “spugne” che assorbono gli odori e gli aromi circostanti. Se si ha la necessità di conservare sigari diversi è opportuno quindi dotarsi di un humidor per ogni tipologia. Infine, bisogna prestare attenzione al problema muffa. Questa compare a chiazze ben localizzate, mentre se se si è in presenza di un velo un po’ più omogeneo, che scompare con una semplice passata di dita, si è in presenza di “fermentazione”. E questa non può che far bene.