Come affrontare la sindrome più diffusa e pericolosa dei nostri giorni: quella dello smartworking.
Ma facciamo un passo indietro per chiarire come e perché è nato lo smartworking.
A partire dal 1998, per aumentare la produttività del lavoratore, alcune aziende hanno adottato una modalità di lavoro basata sul raggiungimento degli obiettivi, in assenza di vincoli di orario e luoghi. Questa modalità di lavoro è stata chiamata smartworking. In Italia, prima del Covid, l’1,2% delle aziende aveva personale che usufruiva del lavoro smart, oggi sono circa il 33 %. Una crescita così rapida in breve tempo ha comportato, inevitabilmente, forti ripercussioni sulla vita dei lavoratori. Si è diffusa la sindrome dello smartworking la cui caratteristica principale è una relazione disfunzionale con la tecnologia. In altre parole i pazienti che ne sono colpiti sviluppano un disturbo che si manifesta con comportamenti pericolosi che possono diventare addirittura ossessivi.
I sintomi più frequenti La sindrome più diffusa e pericolosa dei nostri giorni sono:
l’impreparazione dei lavoratori ad organizzare la giornata separando la sfera lavorativa da quella personale;
la sensazione di oppressione causata dal dover rimanere in contatto con i colleghi 24 ore su 24;
la paura ossessiva di non essere raggiungibile;
l’incapacità di prestare attenzione al mondo reale perché troppo immersi in quello virtuale;
l’alienazione.
Sono malesseri che nascono da un’applicazione sbagliata di un’ottima opportunità di conciliare la vita privata con quella professionale. Purtroppo ci siamo trovati costretti a modificare repentinamente le nostre abitudini lavorative mentre qualsiasi cambiamento necessita di tempi di assestamento fisiologici.
Le statistiche ufficiali attestano inoltre un considerevole aumento degli infortuni domestici in soggetti affetti dalla sindrome dello smartworking. Gli incidenti accadono mentre si svolgono normali attività domestiche come cucinare o badare ai figli mentre con la testa siamo ancora concentrati sul lavoro.
La certezza è che usciremo da questa pandemia con nuove dinamiche lavorative.
L’ipotesi più accreditata è quella di una formula di rientro al lavoro mista, con 2 o 3 giorni a settimana in presenza ed i rimanenti in remoto. Questo consentirà non solo di mitigare la sindrome da smartworking, ma anche di apprezzare maggiormente le giornate trascorse in ufficio.
Abbiamo voluto darvi informazioni utili su come affrontare la sindrome più diffusa e pericolosa dei nostri giorni.