Cina: taglia le tasse e le borse festeggiano

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In Cina la prolungata serie di dati macroeconomici negativi aggiunta alle preoccupazioni per la guerra sui dazi con gli USA ha al dunque smosso il governo.

Pechino ha infatti nella notte annunciato una manovra fortemente espansiva che parte proprio dall’abbattimento della pressione fiscale.

Ottima la reazione degli indici asiatici:

Hang Seng e Shangai intorno al +2% e persino il Nikkei 225 ha gradito con un +0,96%.

Una manovra senza indugi

L’ultimo trimestre del 2018 è stato per la Cina il peggiore rallentamento dai tempi della crisi finanziaria globale.

A ciò si è aggiunta la guerra dei dazi tutt’altro che risolta.

Pertanto le soluzioni adottate sono e saranno drastiche , senza gli indugi tipici all’europea.

Entrando più nello specifico gli alti funzionari economici cinesi hanno annunciato vari tipi di interventi:

– taglieranno le tasse,

– aumenteranno le spese;

– aiuteranno a risolvere i problemi di finanziamento delle piccole e medie imprese in difficoltà di liquidità a causa del rallentamento in corso.

Gradita è stata anche la dichiarazione del il vice governatore della banca centrale, Zhu Hexin, che  ha dichiarato che la People’s Bank of China confida di stabilizzare nel tempo i rapporti di cambio dello yuan per il tramite di una “politica monetaria stabile ma flessibile”.

Anche la politica in senso stretto sta cercando di fare la sua parte.

Gli sforzi del governo di Pechino per avviare la ripartenza economica saranno indirizzati verso l’allentamento dei requisiti patrimoniali delle banche e l’aumento della spesa per le opere pubbliche.

Se condividiamo il secondo punto il primo sulle banche abbiamo già visto in occidente a cosa porta…

Una Cina e un’Asia forti sono ormai requisito per la crescita globale

Una Cina e un’Asia forti sono ormai requisito imprescindibile per la crescita globale.

Al momento si rilevano poche probabilità di una inversione del ciclo economico.

Il rallentamento è evidente ed il fisiologico quanto socialmente dovuto aumento del costo della manodopera locale rischia, per quanto assurdo, di essere una zavorra nel motore della crescita asiatica.

D’altro canto una crescita meglio distribuita del reddito pro-capite potrà fare salire i consumi interni e da lì consentire il riavvio di una fase economica più favorevole.

Ci vorrà tempo…nel frattempo i mercati come si posizioneranno?