Ancora indecisi se adottare una dieta mediterranea, chetogenica, Dukan o vegana? A breve ci affrancheremo dal timore di una scelta errata. Sulle nostre tavole sta per fare la sua prima comparsa il cibo in provetta, una modalità altra di produrre alimenti con l’ausilio della tecnologia. Si è prestato come cavia l’ambientalista George Monbiot, giornalista de The Guardian che ha avuto modo di assaggiare un cibo sintetico. La crespella assaggiata viene impastata con farina sintetica e a loro dire con sapore assai simile a quelle a tutti note.
La nuova frontiera del fotovoltaico
Il cibo in provetta definito “fotovoltaico” perché ricorre all’energia rinnovabile, solitamente fotovoltaica, per essere confezionato. Il vantaggio di creare prodotti commestibili tramite l’utilizzo di pannelli fotovoltaici risiede nella sua funzionalità. Un pannello fotovoltaico è caratterizzato da una maggiore efficienza rispetto a quella propria della fotosintesi naturale. L’adozione del fotovoltaico per la produzione di alimenti per gli esseri umani azzererebbe l’uso di pesticidi e sostanze chimiche concimanti. A ciò si aggiunga la superficie ridotta richiesta dall’istallazione dei pannelli fotovoltaici che andrebbero a sostituire immense distese di coltivazioni. Ciò avrebbe altre ricadute positive, prima fra tutte imporre un freno al processo di deforestazione di vaste aree attualmente destinate alle colture.
Il primo Hamburger in provetta
Risale al 2012 il primo tentativo compiuto dai ricercatori dell’università di Maastricht di confezionare un hamburger da carni sintetiche. Sotto la guida di Mark Post, gli studiosi hanno realizzato un hamburger con cellule staminali provenienti dai muscoli di una vacca. Coltivate con sostanze nutrienti, queste cellule sono poi pressate e servite per un assaggio a Londra nel 2013. Il risultato non ha incontrato il favore dei palati che ne hanno criticato il sapore poco appetibile. Più di recente, nel 2016 l’azienda Perfect Day si è cimentata nella produzione di latte e prodotti caseari con lieviti geneticamente modificati. Obiettivo comune dei tentativi effettuati resta quello di ridurre drasticamente il ricorso all’allevamento intensivo.
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